La Riforma Costituzionale caldeggiata dal dimissionario Renzi avrebbe abbattuto un bicameralismo prolisso nelle idee e nella forma, lungaggini burocratiche che, come in un ping pong, si palleggiano proposte di legge tra Camera e Senato. Conseguenza del mancato rinnovamento è l’ibernazione legislativa di decreti che tardano a sciogliersi e a fluire verso crismi di ufficialità.
Il Presidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, Andrea Mazziotti, ha tenuto a precisare, nei giorni scorsi, il motivo per cui le pratiche dei cosiddetti “nuovi diritti” non vengano espletate in tempi relativamente brevi: “Non è che ci sia un partito in particolare che si oppone, ma sono gli integralismi a farsi sentire.”
Integralismi, appunto, quelli che fanno indignare, ad esempio, i nemici dell’eutanasia intesa come suicidio assistito. La vicenda di Dj Fabo, costretto a rivolgersi ad un’associazione svizzera per abbracciare, secondo il suo parere, una morte meno amara, ha, infatti, riaperto la questione relativa al testamento biologico, argomento discusso soprattutto dopo la scomparsa di Eluana Englaro, nel 2010. Il testo fu approvato dalla Camera ma mai dal Senato, vuoto sopraggiunto in seguito alla non vidimazione della Convenzione di Oviedo, trattato sulla bioetica del 1997.
In stallo anche le normative sulla riforma di cittadinanza e sul doppio cognome. Il cosiddetto IUS SOLI consentirebbe a chi nasce in territorio italiano di vedersi riconosciuta la cittadinanza indipendentemente dalla nazionalità parentale; la seconda, passata alla Camera nel 2014, ma bocciacata dal Senato, garantirebbe il diritto di acquisire il cognome materno.
E che dire della legalizzazione della cannabis? I candidati Sindaci Raggi e Giachetti, travolti probabilmente dai bollori di una campagna elettorale estiva, si erano detti favorevoli ad una delibera sottoscritta da 221 deputati e stoppata in Parlamento dal luglio 2015. Regolarizzare la coltivazione di una modica quantità di cannabis (fino a un massimo di mezzo grammo) significherebbe, a torto o a ragione, attualizzare la Fini-Giovanardi del 2014, la cui incostituzionalità fu sancita dalla Consulta a causa dello “scopo ricreativo” della sostanza stupefacente.
Di vitale importanza sarebbe, invece, l’approvazione della disposizione, ferma in Senato e firmata nel 2013 da Ivan Scalfarotto, che introdurrebbe il reato di discriminazione e istigazione alla violenza contro gli omosessuali.
Coppie gay che, come le etero, ad oggi, non godrebbero ancora del decreto Cirinnà riguardante la stepchild adoption, con la possibilità di ottenere, rispettando la volontà dell’interessato, l’affidamento del figlio biologico del coniuge. Un ritardo questo che, francamente, non riteniamo di poter biasimare se in gioco c’è una legge non scritta che tuteli la salute e la crescita psicosociale del bambino.
di Michele Di Corato