Chi è Bashar al-Assad?

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E’ l’uomo del momento, è inflessibile, è tra le personalità più influenti al Mondo. Bashar al-Assad è, dal giugno 2000, il Presidente della Siria, una terra devastata dall’odio e dai soprusi del capitalismo. Ereditando la carica da suo padre, Hafiz, Bashar, di fede alauita, guida un Paese quasi interamente sunnita.

La malefica ascesa al potere del terrorismo ha messo Assad nella difficile condizione di giudice e carnefice, liberatore delle sue genti ha dichiarato, qualche giorno fa, che la guerra agli estremisti non può dirsi conclusa prima che tutti gli esponenti dell’Isis vengano cacciati da territorio siriano. A far scalpore, però, sono state le sue opinioni in merito alle lobbies mascherate da associazioni benefiche dai nomi fuorvianti che, secondo Assad, minerebbero la libertà internazionale.

Già in passato, infatti, la Siria ha dovuto fronteggiare situazioni spinose trasformatesi in sanguinari scontri per l’indipendenza. Esempio eclatante è la cosiddetta “guerra dei sei giorni”, un conflitto combattuto dal 5 al 10 giugno 1967, alla fine del quale Egitto e Giordania, pur mantenendo “de iure” la territoralità della Striscia di Gaza, della Penisola del Sinai, della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, consegnavano “de facto” i loro possedimenti alle milizie israeliane. L’esito delle ostilità costrinse, soprattutto, la Siria a deporre le armi davanti all’occupazione da parte di Tel Aviv dell’altopiano montuoso del Golan, ai confini del Libano.

E proprio il supporto economico al partito libanese dello Hezbollah ha allontanato, ancor di più, Assad da quegli Stati vicini alle politiche statunitensi prima e israeliane poi. Nato nel 1982, lo Hebollah (Partito di Dio) è un’organizzazione sciita paramilitare i cui ideali sembrano essere sulla stessa lunghezza d’onda di quelli professati da Hamas, ovvero un movimento islamico di Resistenza assemblato per difendere diritti e confini palestinesi. I metodi poco ortodossi di Hamas hanno posto lo spirito combattente dell’associazione in netta contrapposizione a superpotenze, quali USA, UE, Canada, Giappone e, appunto, Israele.

La gestione di Assad ha riscosso popolarità soprattutto nel mondo arabo, grazie all’intesa con il regime iraniano la cui autorità in Oriente si è estesa dopo la caduta del governo iracheno e la traballante situazione politica in Libano.

Ma è stato l’attacco chimico a Douma, nel Ghouta della Siria, a minare gli equilibri internazionali, una pace messa in discussione dal bombardamento che Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno riservato ad Assad, con la Russia che ha difeso lo stato sovrano autorizzato orientale, senza che però né l’Opac né la Comunità Europea abbiano trovato prove lampanti sul caso dell’avvelenamento dell’ex spia Skripal né su basi militari nazionali.

Più ancora degli edifici e delle infrastrutture che sono andati perduti, ci sono famiglie che hanno perso i loro cari, figli, fratelli, sorelle, madri. E’ una sofferenza, è un dolore che porteranno con sè per tutta la vita. Alla fine l’unico modo per risolvere il problema in Siria credo possa essere che tutti possano perdonarsi a vicenda.” Bashar al-Assad


A cura del Direttore, Miky Di Corato

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