MANICHINO

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Avevo distrattamente preso posto in una delle sedute offerte dalla panca smaltata piantata nella sala viaggiatori quando scorgevo una figura verosimilmente umana aggirarsi nei pressi della biglietteria ubicata in stazione, antistante alla sala d’aspetto, con fare assai circospetto. Costui era un uomo raffermo, brevilineo; aveva la pelle grinzosa e lasciava trapelare l’aria svagata tipica di chi non ha la benché minima idea di come montare un mobile dell’Ikea leggendo le istruzioni scritte in giapponese sull’ardesia. L’uomo indossava un cappellino da hipster (Stridente, specie per soggetto obsoleto) con visiera e una polo disciplinata di colore blu, spento ormai dalle numerose battaglie consumate in lavatrice contro avversari temibilissimi che dovevano averla messa a dura prova depredandola. Nella parte bassa aveva un regolare pantalone chiaro che non lesinava modernità. Non aveva accessori, se non il volto smarrito di chi con le terga incollate sul sedile al latte, nota con sgomento di essere stato vittima di inosservanza, quindi, altro non può fare se non gettarsi nello sconforto brandendo lo scheletro bersagliato dalle imprecazioni, in attesa di possibili miracoli dell’ultima ora.  Costui sebbene perplesso pareva calmo come Sgarbi senza la Mussolini, sennonché aveva rivolto d’improvviso il suo sguardo che fino a quel momento lusingava il monitor delle partenze nella mia direzione, farfugliando qualcosa che aveva a che fare con le corse e i mezzi di trasporto (Evidentemente gli avevo evocato la Mussolini). Così, con tutta la compassione di cui un misantropo può disporre, mi tolgo gli auricolari cercando di interpretare la richiesta d’aiuto del disturbatore col chiaro intento di essere conciso ed esaustivo, perché mai avrei voluto che quel fuori programma si protraesse a lungo o men che meno che si dovesse rinnovare a causa di equivoci che avrei potuto ingenerare. La strategia funziona, infatti mi consolava constatare che il tentativo fosse andato a segno dopo aver visto l’individuo seguire le indicazioni con meticolosità disinvolta, il che mi lasciava ben sperare per la mia sanità precaria. Doveva essere un uomo semplice, con ristrette possibilità, in virtù di alcuni fattori espliciti che non puoi equivocare quando giochi nella stessa squadra di cui conosci le debolezze. Basta poco, per vedere tanto…


Di Lorenzo Sinesi

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