PASTA CROLLA

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Il preludio bugiardo di ciò che l’innocenza avrebbe adoperato ingenuamente al fine di decorare quel famigerato arbusto piantato nel giardino dell’immaginazione, falciato barbaramente dal talento innato servito alla realtà cruenta l’attimo dopo, ad operazione conclusa; giusto per andare a conclamare il fulgido cinismo incommensurabile di cui è provvista, che non ha mai lesinato in nessuna circostanza…

Sovente vorrei emulare Kurt Cobain, seguire le sue orme, lambire dolcemente l’infinito e accarezzare le lampadine al limone che tappezzano l’etere, protraendo la mia mano tremolante verso il loro indirizzo cangiante. Altre volte compro un fegato da Wish, il venditore è Mick Jagger…Un tipo stravagante, svitato, mitico…A guardarlo bene, sembra detenere la ricetta perfetta finalizzata a fottere perpetuamente il tristo mietitore il quale, pare essere spacciato agli occhi vergini di chi vagheggia al pari di quella famosa delegazione inglese formata da undici elementi emigrata in quel di Istanbul nel lontano 2005 protagonista di mirabolanti imprese memorabili.

Il cammino è pressoché uguale, ossia tortuoso, folle e in atmosfere surreali, ma il risultato, spiace dirlo, è già scritto, scontato, oggi come allora a bocce ferme. La biologia non si batte, ma neppure il libero arbitrio non scherza.

A volte ho come l’impressione di essere attorniato da gente menomata, sorda, che discute di quello che ha ascoltato mediante gli amplificatori spaccati di una radio obsoleta promosso dagli irriducibili farisei dispensatori di prezioso lerciume. Personalmente, ritengo che la limitatezza sia un virus da confinare e neutralizzare e non da candeggiare, lasciar girare a piede libero indisturbato concedendogli finanche di destare scompiglio, confusione e soffusione, benché per qualcuno rappresenti una virtù, una caratteristica peculiare acclamata da una folta schiera di babbani.

Voglio dire, non mi rammarica la singola voce infettata; è la coralità a costernarmi con tanto di repulsione consequenziale nei confronti di tutto ciò che riproduce fattezze umane poiché significa che ho fatto male i conti, e che gli inetti hanno capacità riproduttive superiori alla media. La qualità degli ingredienti incide sulla bontà della creazione, sulla sua appetibilità, ed io, sono un dolce confezionato scrauso in offerta speciale che aveva l’ardire di poter ambire alle tavole di marmo, ignorando che il suo destino l’aveva destinato alle tavole di legno sfregiato!


Di Lorenzo Sinesi

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