SENTIRSI A CAOS

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Non era diventato ciò che ambiva ad essere nella vita, ciò che sognava quando era bambino con il candore piantato negli occhi e le montagne russe montate nel cuore; proprio no! Il suo orologio da polso aveva sullo sfondo il ritratto immondo di Donald Trump, mentre i governanti erano squallidi coni gelato al pistacchio che “Toglievano tutte le voglie”. In quel periodo storico travagliato, uno dei tanti momenti baritonali della sua vita menomata a dire il vero, aveva trovato conforto nel passato, con cui aveva trascorso fugaci attimi irripetibili la cui intensità luminosa era stata talmente tanto elevata da averlo abbagliato fino all’appannamento visivo. Ade, perché questo era il suo nome, era dell’idea che sarebbero stati irripetibili in quanto l’involucro che li avvolgeva era ormai usurato e andava giocoforza sostituivo. Quei colori fiabeschi fiammanti che un tempo tempestavano quella creazione dall’allegria contagiosa invece, erano stati spenti senza alcuno scrupolo dalle inquantificabili bombe d’acqua con cui aveva dovuto misurarsi sin da subito lasciandoci le penne. Ade non voleva vivere di nostalgia, piuttosto voleva ripristinare quell’idillio, quelle funzioni corrose dall’acqua salata, conscio che gli sarebbero servite ulteriori competenze, stati d’animo, colpi di fortuna, perché il talento non è sufficiente senza un pizzico di buona sorte. D’altronde, come sarà noto ai più sagaci, il cambiamento avviene attraverso una serie di fattori combacianti, che collimano tra di loro, i quali soltanto lavorando in sinergia acquisiscono tutte quelle potenzialità necessarie per iniziare a ricostruire ciò che il nubifragio ha raso al suolo. Diversamente tocca annaspare, cercando disperatamente un appiglio palesemente gracile prima di accettare a malincuore l’inabissamento in mezzo a un mare di spettatori non paganti gaudenti. Sarebbe potuta essere un’operazione di salvataggio quella, in fondo bastava una semplice ciambella a salvargli la vita, invece si è trasformata in una grottesca operazione di recupero dopo che l’indifferenza generale aveva preso il sopravvento prima sull’umanità, poi sui principi generali che regolano il comportamento umano differenziandolo dalle bestie. Ade era diventato un astante della vita, un turista della speranza, la cui unica meta prendeva il nome di nostalgia che riusciva ad essere sollievo, ma al tempo stesso tormento.

Lei, la nostalgia latente, si curava di lui come una madre apprensiva le cui premure non smettono mai di cessare e nel frattempo contraccambiava, mentre la vita gli scivolava addosso diventando sempre più greve.

Voleva volare Ade, uscire da quel torpore seviziante ma qualcuno gli aveva tagliato le ali. Cambiare strategia? L’avrebbe fatto, ma attorno a sé le scenario era desolante e non poteva fare altro che accettarlo, senza sentirsi a casa…


Di Lorenzo Sinesi