Si spegneva 35 anni fa Enrico Berlinguer, storico leader del PCI, colpito da un ictus mentre portava a termine un comizio in Piazza della Frutta, a Padova. Era l’11 giugno 1984 e quell’anno alle Europee, il PCI avrebbe ottenuto il 33,3%, massimo storico conquistato dal segretario del più grande partito comunista d’Occidente che, in quegli anni, cercava di modernizzarsi combattendo contro le inquietudini di un dilagante terrorismo politico.
Si parlò, in quella circostanza, di “effetto Berlinguer”. Sperimentando l’unità nazionale con la DC, infatti, Enrico Berlinguer provò a trasformare la sinistra grazie ad un compromesso stipulato con il mondo cattolico dell’epoca. Dopo l’uccisione di Aldo Moro, sconfisse le Brigate Rosse con l’aiuto dell’allora segretario della CGIL, Luciano Lama.
Come denunciò sul Manifesto, Rossana Rossanda: “In quegli anni, molti commentatori riconobbero la genuinità democratica del comunista Berlinguer che difese lo Stato e la Costituzione sapendo che certo terrorismo faceva parte dell'”Album di famiglia” della sinistra“
In seguito alle vicende legate al terremoto in Irpinia del 1980, Berlinguer, segnato dalla dicotomia etica con Bettino Craxi del PSI, dichiarò che occorreva un’alternativa democratica alla DC, ma finì per arginare il partito ad uno “splendido isolamento“, causato, a suo dire dalla “diversità morale“ dei comunisti rispetto agli altri leader e ideologi.
Un milione di persone partecipò ai suoi funerali il 13 giugno 1984, in corteo dietro la sua bara c’era anche Michail Gorbaciov.
A cura del Direttore, Miky Di Corato