La terra promessa appariva così lontana, a tratti assumeva la forma dell’isola delle utopie, ma la donna con il pancione non poteva non aggrapparsi con unghie e denti al sogno del cambiamento.
Il suo cambiamento prescinde da calcoli razionali o conoscenze puntuali di tutti gli aspetti del viaggio: lei non poteva pianificare tutto, aveva scoperto di avere una nuova vita dentro, alla quale regalare un futuro.
Futuro o miraggio poco importa la mamma e la vita futura dovevano partire, imbarcarsi e provare a disegnare un arcobaleno per cancellare le brutture di un presente grigio e di un destino ingiusto.
Oltre le insidie di un viaggio, nonostante la solitudine di una donna relegata nell’abbandono trionfa l’amore che cresce pian piano dentro di lei: già amore e quindi protezione per quella piccola vita ancora ignota a lei stessa e al mondo. Pensate alla nostra protagonista quando, con gli occhi lucidi, implora il glaciale scafista per convincerlo ad accettare i suoi pochi averi e farla salire sul gommone.
Un gommone, non sottoposto ad alcuna revisione, il mezzo precario al quale lei si è affidata per giungere a calpestare con prepotenza un nuovo territorio dove, in maniera del tutto inaspettata, è stata chiamata a barcamenarsi tra leggi e decreti che osavano limitare, se non debellare, il sogno: mettere alla luce il suo bambino in un territorio immune da distruzione e tempeste di violenza.
Quel bambino, il bene più prezioso: la vita che non si piega e che deve trionfare su fredde norme scritte da chi probabilmente quel sogno del cambiamento non l’ha mai avuto, perché rinchiuso da sempre nel palazzo e mai con gli occhi rivolti verso il mare. Questa donna, senza nome e senza passato, giunta in Italia non deve più attaccare per difendere ma affidarsi per mettere alla luce: nasce Zion.
Zion e i suoi occhi così inconsapevoli del regalo ricevuto dalla sua mamma: la nostra donna gli ha regalato la terra promessa, dove quel sogno partito da lontano ha smesso di essere un’utopia ma qualcosa di reale e tangibile che ha la forma di una casa da riempire con peluche e giocattoli: Zion e sua mamma oggi sono stretti nel loro lieto fine.
A cura di Giuseppe Leonetti