Come aiutare la Street Art – La storia di Giuseppe Di Corato

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Voglio raccontarvi quello che sta succedendo a mio zio Giuseppe (da noi chiamato affettuosamente “Zio Peppe”).

Alla fine del mio racconto, sicuramente qualcuno di voi ricorderà di averlo incontrato.

Da molti anni, soprattutto durante la bella stagione, è presente al Castel del Monte per dipingere e offrire i suoi quadri ai turisti che quotidianamente visitano questo bel luogo.

Non vende cianfrusaglie, non vende souvenir locali di produzione “Made in China”, vende il frutto del suo lavoro artistico ed artigianale. Da autodidatta.

Sicuramente la sua è una presenza consueta in tutte le piazze ed i luoghi che identificano l’Italia. A Firenze, a Venezia, a Bologna, e in centinaia di altre mete turistiche, questa presenza arricchisce l’offerta e l’esperienza del turista.

Avete mai provato a cogliere la differenza tra una stampa prodotta in serie ed un acquerello prodotto nel posto che rappresenta, magari unico proprio perché imperfetto?

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Ecco questo faceva mio zio; forte anche di una convinzione: fare un’attività legale e riconosciuta dalle Istituzioni proprio per il suo valore intrinseco.

Uso il tempo imperfetto perché da giovedì, senza uno straccio di documento, senza una comunicazione formale è stato invitato dalle FF.OO. ad andare via, pena la verbalizzazione e successiva multa.

A nulla è servito spiegare che già in passato vi era stata una vicenda del genere e che era stato autorizzato (verbalmente, sì, solo verbalmente, ma si fidava di chi rappresenta le Istituzioni).

A nulla è servito dire che esiste una legislazione regionale sugli artisti di strada che non sottopone ad alcun vincolo questo tipo di attività.

Io non sono un avvocato (anzi, vi chiedo di aiutarmi); magari mi sbaglio sulla portata di questa legge. Ma si può liquidare una persona senza una spiegazione?

Ora, per come vanno le cose, mio zio avrebbe dovuto fare come molti altri. Far finta di ascoltare i rappresentanti delle Istituzioni e poi riprendere come se nulla fosse quando l’attenzione si era attenuata.

Invece ha deciso di testimoniare il rifiuto di questo modo di agire, la necessità di continuare la sua attività di artista di strada, riconosciuto, perché di valore, per i luoghi che rappresenta.

Da diversi giorni ha intrapreso uno sciopero della fame e della sete presso la sede di Piazza Municipio nell’indifferenza totale della stessa amministrazione commissariata e dei suoi dirigenti.

Anzi, devo correggermi. Non c’è stata indifferenza perché questa mattina è stato invitato dalle FF.OO. (se proprio doveva continuare la sua azione di protesta…) a stazionare in piedi (non seduto, né sdraiato).

Per motivi di decoro, gli è stato detto.

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Certo, lo stesso decoro che ogni giorno vediamo nelle strade intasate, sui marciapiedi sporchi, nelle periferie piene di rifiuti; che vediamo nelle tante attività illegali di commercio; che vediamo nei tanti piccoli o grandi abusi consumati in una città che avrebbe, certo, un grande bisogno di decoro. Che si accorge del decoro solo quando qualcuno decide di protestare per qualcosa in cui crede e che, penso, gli sia dovuto sulla base di una normativa specifica (la Legge Regionale nr. 14 del 2003).

Mio zio non ha bisogno di carità ma di lavorare serenamente e dignitosamente.

Chiedo a tutti i miei amici di poter condividere questo post per diffondere la notizia di questa ingiustizia e di aiutare la street art in tutte le sue forme.

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A cura di Edoardo Pomarico

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