“Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello… quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero… ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti… Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge”.
Altre storie, erano i tempi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino uomini simbolo di uno Stato che poneva al centro del proprio agire la dignità degli esseri umani, preservandola dalla violenza mafiosa e con il fine di assicurare – per usare le parole di Borsellino – il fresco profumo di libertà alle giovani generazioni.
Dignità concetto troppo spesso violato dai discorsi scritti da altri e pronunciati da politici o politicanti che non lasceranno, con le dovute eccezioni, alcuna orma indelebile nella storia.
È recente la notizia riguardante la volontà del Ministro dell’Agricoltura, Bellanova, di regolarizzare tanti migranti, e non solo, sfruttati nei campi disseminati lungo tutto lo stivale. Il Ministro sostiene: “Lo sfruttamento dei lavoratori nelle mani dei caporali, fino alla schivitù, comporta un abbassamento dei costi. Regolarizzare questi lavoratori significa garantire il rispetto delle regole“. Ecco queste dichiarazioni, hanno immediatamente per tanti, offuscati dall’emergenza Covid- 19, rappresentato occasione ghiotta per sprigionare idee tribali. Quindi qualcuno torna a pronunciare le fatidiche frasi “ prima gli Italiani” o “ si pensa a regolarizzare i migranti e non si pensa alle famiglie italiane”, scatenando la bestialità di quella parte di italiani che non ha saputo cogliere nell’isolamento forzato l’occasione per umanizzarsi ma, al contrario, l’opportunità di abbruttirsi ancora. Questi disseminatori di odio e costruttori di steccati, dovrebbero essere portati con la forza in tanti campi agricoli e inchinarsi davanti a donne e uomini stranieri che, per pochi euro, cercano di donare dignità alla loro persona ed ai propri cari.
Chi si oppone alla regolarizzazione oculata di tanti migranti, ma non solo, dovrebbe guardare i loro occhi felici quando, dopo un’audizione presso una Commissione territoriale o dopo la decisione positiva di un Giudice ordinario, ottengono il tanto desiderato permesso di soggiorno.
Ancora chi conosce perfettamente tutti i versetti da pronunciare nella sacrestia salvo poi dimostrare incapacità nel lasciarsi sfiorare dall’altrui dignità violata, è complice di caporali e carcerieri che ogni giorno, che sia di pioggia o di sole, scippano il lavoro dignitoso di esseri umani.
Ben venga allora la volontà di un Ministro che si batte con determinazione per permettere ai quei volti di non essere più segnati dal dolore, ma dal solco della dignità che ha la forma di un sorriso timidamente abbozzato.
Ben venga l’idea di combattere con la legge il caporalato ed ogni forma di sfruttamento delle persone.
È auspicabile infine che la storia non giudichi il Ministro Bellanova, come purtroppo è successo per Falcone e Borsellino, una “testa di minchia” perché convinta di ridonare dignità, applicando semplicemente la legge.
A cura di Giuseppe Leonetti