INTRODUZIONE SULLA PRESENZA EBRAICA IN INDIA NEL PORTO DI GOA E ANALISI LETTERARIA SU ALCUNE POESIE DI NISSIM EZEKIEL
di Giuseppe Volpe
La dispersione dei commercianti ebrei in diverse parti delle coste occidentali dell’India, includendo Goa, ha acquistato una considerevole importanza, in relazione con le loro ricerche per i loro traffici commerciali, che erano in gran parte nel mondo Mediterraneo. Sebbene le merci indiane fossero ricercate nel regno d’Israele fin dall’antichità, in vasti territori, attraverso la via marittima del Konkan, generalmente a Goa, dove in modo particolare una significativa presenza ebraica è probabilmente iniziata con l’influsso dei mercanti ebrei dall’Egitto intorno all’XI secolo. Impiegando un intricato sistema di rete commerciale con i maggiori centri di commercio marittimo lungo la costa occidentale dell’India, questi commercianti ebrei iniziarono a sviluppare il commercio in India dall’Egitto e dall’Europa. In questo processo, Sindabor (Chantor in Goa) divenne uno delle principali città portuali della costa indiana, in cui la presenza commerciale ebraica era considerevolmente presente. Una rete commerciale si sviluppò lungo traffici commerciali ebrei condotti in Cambay, Thana, Sindabor, Mangalore e Koulam Mali, Aden e Cairo, che stabiliva un regolare carico di merci nel mondo mediterraneo, che persistette fino alle Crociate. Più tardi, con l’emigrazione degli ebrei e dei nuovi cristiani dal Portogallo a Goa dal 1533 in poi, sostenuta dall’istituzione dell’Inquisizione a Lisbona, la presenza ebraica a Goa crebbe, creando una diversa identità basata sullo spazio occupato dagli ebrei nella città, che era spesso conosciuta come “Rua dos Judeus” (Strada degli Ebrei). C’era un rapporto di dipendenza tra gli Asburgo di Spagna e i nuovi mercanti cristiani di Lisbona, e il crescente sviluppo dei finanzieri cristiani, come Fernao Ximenes, Andre Ximenes, e Hetior Mendes de Brito, nel commercio indoeuropeo, tra il 1592 e 1597. Così fu possibile per un considerevole numero di nuovi cristiani ed ebrei, come loro agenti e mediatori commerciali, nel trasferimento di quest’ultimi a Goa; alcuni di loro ritornarono alle pratiche ebraiche, seppur spesso in forma privata. Il crescente sviluppo dei nuovi cristiani nel commercio di Goa e nelle questioni economiche, si estese soprattutto con l’inclusione dei nuovi cristiani nel Consiglio dei direttori della Compagnia delle Indie portoghese, entrambi a Lisbona e a Goa. Molti nuovi cristiani, detti marrani, che erano Ebrei convertiti al cristianesimo, cercarono di rivivere segretamente le pratiche ebraiche in diversi periodi, in vari modi, cercando di sostenere la vitalità del culto ebraico nella città, nonostante la vigile sorveglianza e il monitoraggio dell’istituzione dell’Inquisizione e dei suoi agenti a Goa. La crescente dipendenza dalla Spagna asburgica si basò sulla ricchezza dei nuovi cristiani e degli ebrei che si occuparono del commercio nel porto portoghese di Goa. Sebbene non ci sono fonti scritte, reperti archeologici e fonti epigrafiche, che testimoniano la relazione che esisteva nell’antichità tra l’India e l’antico Israele, la memoria collettiva dei rapporti è legata a diversi meccanismi e alle testimonianze rimaste, in diverse forme e modi, che ci permettono di ricostruire il passato. Dopo questa premessa, la radice di Tamil deriva dalla parola ebraica tuki (da tokai= pavone) e ahalim o ahalot (da aghil=aloe), che si trovano nel testo della Bibbia ebraica del primo libro dei Re come oggetti commerciali, portati dalla regina Ofir nel regno di Salomone insieme a 420 talenti in oro. Questi sono visti come segnali dell’antico legame che c’era tra l’India e il mondo ebraico.
La contestualizzazione storica dei traffici commerciali può essere tracciata cronologicamente nel X secolo a.C., periodo di rapporti commerciali condotti dai Fenici e dagli Ebrei, durante l’espansione ebraica legata a nuove destinazioni. Gli studiosi hanno fatto varie supposizioni per cercare di identificare Ofir, comunque, secondo il contesto culturale della fonte biblica, ci si dovrebbe chiedere come Ofir è legata al porto di Konkan di Sopara o Surparaka, che i Maurya hanno poi eretto come capitale della loro amministrazione provinciale, in cui si svilupparono i legami commerciali marittimi di Sopara e Goa. Ofir è spesso menzionata nella Bibbia come luogo dalla quale gli ebrei erano soliti estrarre l’oro: Sopara insieme a Goa e molti altri porti di Konkan, legati a un grande flusso di merci dall’est dell’Africa, in modo particolare per l’oro dalla Menomotapa. Il fatto che i Maurya resero Sopara capitale del regno di Konkan testimonia che era un territorio molto importante già dalla prima metà del terzo secolo. Molte pietre preziose menzionate nella Bibbia sono considerate da alcuni studiosi come provenienti dall’India. Se questo sia vero, i mercanti indiani trasportavano le pietre preziose dal porto di Kokan. L’indaco, menzionato nel Talmud, deve provenire ovviamente dai porti del Gujarat. È chiaro che le comodità indiane, includendo le pietre preziose da Deccan, attraverso i porti di Konkan, e l’indaco, attraverso i porti del Gujarat, erano richieste da Israele sin da un passato remoto. Wiliam Logan suppone che alcuni ebrei fuggirono dalla costa del Malabar e fondarono delle colonie, nel sesto secolo, mentre Koder sostiene che i primi ebrei arrivarono immediatamente dopo la distruzione del secondo tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. Concomitante con questa, è la tradizione cristiana del Kerala di San Tommaso, in accordo con questa tradizione il santo divenne il predicatore del Vangelo per gli Ebrei che vivevano in India. Comunque, gli Atti di san Tommaso, un libro apocrifo composto in Siria nel terzo secolo d.C., si riferisce alle suonatrici di flauto ebraiche in India, e si dice che lo stesso san Tommaso rispondesse cantando un inno in ebraico. Questo offre un’indicazione sul numero degli ebrei che vivevano in India all’inizio del primo millennio dell’era cristiana. Un’altra fonte che testimonia la presenza degli ebrei in India è l’opera portoghese di Jornada do Arcebispo, in cui è menzionato il canto di ragazze ebree durante una liturgia e ciò vuol dire che c’era una comunità ebraica in India, quando San Tommaso arrivò, ma l’arrivo del santo in India non è mai stato provato storicamente, e questo rimane un dubbio. Questi diversi riferimenti dimostrano che, con la dispersione degli ebrei da Alessandria d’Egitto e in altre parti del mondo, c’era un’alta probabilità che alcuni avessero raggiunto le più importanti zone commerciali dell’India. Gli Ebrei si impegnarono nei traffici commerciali soprattutto nei porti del Kerala, del Konkan e del Gujarat, già tracciati dalle rotte commerciali dei Romani, come si deduce dal Periplo del Mare di Eritrea. Comunque, nelle città del Kerala, per esempio gli ebrei sono considerati come una corporazione di mercanti. Questo appare su placchette di rame scritte in ebraico dell’anno 1000 a.C. come molti studiosi ritengono. La rete commerciale ebraica della diaspora attraverso il continente euroasiatico cominciò a svilupparsi in larga scala dalla prima metà dell’XI secolo d.c, quando i mercanti ebrei iniziarono a visitare frequentemente i porti indiani dall’Egitto, per procurarsi delle merci per il commercio nel Mediterraneo. Con la presa dell’Egitto da parte del califfo Al- Moizz nel 969 d.c., gli ebrei scoprirono in lui un protettore dei loro traffici commerciali e iniziarono ad appoggiarlo politicamente per estendere la loro rete commerciale verso destinazioni più nuove, viaggiando attraverso la via del Cairo. Dalla prima metà dell’XI secolo in poi, i commercianti ebrei, che si erano principalmente incentrati sul commercio mediterraneo, iniziarono ad espandere il loro commercio nell’Oceano Indiano. Il passaggio delle rotte commerciali mediterranee era iniziato molto prima, spostandosi dalla Tunisia all’Egitto. Durante le Crociate, mentre diverse zone del Mediterraneo erano bloccate sia politicamente sia economicamente, i commercianti ebrei divennero fornitori di materie prime indiane nei mercati dell’Europa e del Nord Africa. Questa conquista può essere attribuita alla natura speciale del legame che gli ebrei avevano stabilito con i governanti fatimidi in Egitto e i loro partner commerciali sulla costa occidentale dell’India. La stessa rotta serviva per trasportare beni dal Mediterraneo alla via di Aden, al-Quoz, Fustat/Cairo e Alessandria. Nel processo dei trasporti commerciali tra l’India e il Mediterraneo, Sindabor (Chandrapura, al giorno d’oggi Chandor) a Goa divenne forse uno dei centri più significativi del commercio ebraico. Una piccola, temporanea postazione dei commercianti ebrei sembra essere nata sulla costa occidentale dell’India, e lo si può dedurre dalle testimonianze scritte del Cairo. Dalla metà dell’XI secolo, Goa era divenuta una città portuale cosmopolita, attraendo molti mercanti di differenti regioni e religioni con lo scopo di guidare i suoi commerci oltremare. La città portuale di Sindabor, che si trova presso l’affluente del fiume Zari a Goa, era il Kadamabas, la base iniziale del commercio, e da quest’ultima il porto della città di Gopakappattanam era occupato dagli ebrei e dagli arabi. Le placchette di rame di Goa del governatore di Kadamba, Jayakesi I, si riferiscono ad un arabo, Muhamed, che proveniva dal Tajikistan, che allora era parte della Persia, non dell’Arabia, e che intratteneva rapporti commerciali con Gopakappattanam, ed era un mercante possessore di navi che aveva liberato il governatore di Kadamba quando quest’ultimo naufragò sulla costa a Somanath. Appare ovvio che la proliferazione dei mercanti musulmani attraverso la costa occidentale dell’India in generale e attraverso Goa in particolare si sia prodotta insieme all’intensificarsi dei traffici di materie prime tra il regno abbaside di Persia e il T’ang della Cina. I commercianti ebrei da Fatmid in Egitto iniziarono a spostarsi dai primi centri commerciarli sulla costa occidentale dell’India come espansione del commercio marittimo. Al-Idrisi ci fornisce una interessante indicazione sul porto della città di Sindabor, che si poteva raggiungere con un viaggio di quattro giorni dal Broach. Egli scrive: “Sindabor è situata in un grande golfo, dove le navi gettano l’ancora. È una città portuale, e possiede bellissime costruzioni e ricchi bazar.” Sindabor, infatti, era un importante centro commerciale anche per gli Arabi, fino al XIII secolo d.C., come è testimoniato dal racconto di Abul Fida, che parla dei contatti di Sindabor con Mangalore. Nel secondo decennio del XII secolo, un mercante ebreo, Allan Hassun, fece rotta da Aden a Sindabor in Goa per vendere stoffe e coralli, che provenivano dai porti del Mediterraneo. Un altro mercante ebreo che si occupò di traffici commerciali con i porti di Konkan, Malabar ed Egitto era Mahruz Jacob, un nakhoda (mercante ebreo che possiede navi). In una sua lettera del 1145, ci dice che Cambay, Broach, Tana, Mangalore, Koulam Mali, e Kayakannur sono degli importanti centri commerciali ebrei. Sebbene Goa non è menzionata nei luoghi dove Mahruz ha condotto traffici commerciali, forse fa parte dello stesso circuito commerciale in cui il mercante ebreo Allan Hassun ha lavorato. Contro il contesto culturale del commercio ebraico nel Konkan in generale e a Goa in particolare, sembra che il Hanjamannanagara, che è una fonte epigrafica di Goa, si riferisca molto probabilmente alla corporazione mercantile dei anjuvannam, che aveva operato in Kerala durante questo periodo come corporazione mercantile ebraica. Sebbene questa deduzione fosse basata su somiglianze fonetiche, ricerche più approfondite hanno stabilito la sua veridicità.
Ed è in questo contesto storico-culturale che si inserisce la comunità ebraica dell’India, dove il poeta Nissim Ezechiel è nato, ed ha trovato espressione nei giorni nostri.
Nissim Ezekiel nasce a Bombay nel 16 dicembre 1924 era un poeta e drammaturgo, e critico d’arte ebreo indiano. Fu una figura fondamentale nella storia letteraria dell’India postcoloniale, in particolare della poesia indiana in inglese. Ezechiel è stato applaudito per la sua dizione sottile, moderata e ben realizzata, che affronta temi comuni e semplici, in un modo che manifesta sia la profondità cognitiva, sia una sensibilità non realistica e realistica, che è stata influente sul corso del successo della poesia inglese indiana. Ezechiel arricchì e affermò la poesia della lingua inglese indiana attraverso le sue innovazioni e tecniche moderniste, che allargarono la letteratura inglese indiana, spostandola oltre i temi puramente spirituali ed orientalisti, includendo una gamma più ampia di preoccupazioni e interessi, tra cui eventi familiari banali e aspetti della società indiana visti con una scettica introspezione. La famiglia di Ezechiel apparteneva alla comunità ebraica di lingua marathi di Mumbai, conosciuta come Bene Israel. Nel 1947 Ezechiel si laureò in letteratura presso il Wilson College, Mumbai, Università di Bombay. Nel 1947-48 insegnò letteratura inglese e pubblicò articoli letterari. Dopo essersi dilettato nella politica radicale, emigrò in Inghilterra nel novembre del 1948, dove studiò filosofia al Birkbeck College di Londra. Dopo tre anni e mezzo di permanenza, Ezechiel tornò a casa come lavapavimenti a bordo di una nave, che trasportava armi in Indocina. Al suo ritorno, si unì rapidamente alla scena letteraria in India. È divenuto assistente alla redazione di Illustrated Weekly nel 1953, fondando una rivista letteraria mensile, Imprint nel 1961. Durante la sua carriera, ha pubblicato poesie e alcune opere teatrali. Era professore di inglese e lettore di letteratura americana alla Bombay University negli anni ’90, e segretario del ramo indiano dell’organizzazione internazionale di scrittori. Ricevette il premio culturale Sahitya Akademi nel 1983, ha anche ricevuto nel 1988 il Padma-Shri, il più alto onore indiano per i civili. Morì nel 2004 dopo una lunga battaglia contro l’Alzheimer. Al momento della sua morte, era considerato il poeta più famoso e influente nella letteratura indiana in lingua inglese. Nonostante abbia scritto in inglese, le sue poesie esaminano principalmente i temi associati alla vita quotidiana in India. Ezechiel è stato criticato in passato, perché non era autenticamente indiano a causa del suo background ebraico e della sua visione urbana. Lo stesso Ezechiel ne parla in un saggio del 1976, intitolato “Naipaul’s India and Mine“, in cui non è d’accordo con Naipaul, un altro poeta, sul suo pensiero critico riguardante l’India. “Anche se non sono un indù e il mio background mi rende un estraneo naturale“, scrive Ezechiel, “le circostanze e le decisioni mie riguardano l’India. In altri paesi sono uno straniero. In India sono un indiano. Quando avevo diciotto anni, un amico mi ha chiesto quale fosse la mia ambizione. Ho detto con l’ingenua modestia della giovinezza: “Fare qualcosa per l’India“, disse il poeta. Possiamo vedere questo atteggiamento nell’opera di Ezechiel, soprattutto quando le sue poesie sono satiriche, e provengono dalla voce di uno che vede e vive dall’interno la società indiana, non come colui che guarda dall’esterno. In questo modo, le poesie di Ezechiel sono per antonomasia indiane perché sono radicate in quel contesto sociale e culturale. Ezechiel scrive: “L’India è semplicemente il mio ambiente. Un uomo può fare qualcosa per e nel suo ambiente, essendo pienamente ciò che è, non ritirandosi da esso. Non mi sono ritirato dall’India“. Nel 1991 il critico Vinay Lal sostenne che un poeta come Ezechiel ha provocato così tanti cambiamenti letterari in India, che come nessun altro poeta indiano ha fatto nel panorama culturale e letterario dell’India.
Passiamo ora ad analizzare alcune poesie di Nissim Ezekiel, tra cui la prima è più famosa e si intitola “La notte dello Scorpione”.
I remember the night my mother
was stung by a scorpion. Ten hours
of steady rain had driven him
to crawl beneath a sack of rice.
Parting with his poison
of diabolic tail in the dark room
he risked the rain again.
The peasants came like swarms of flies
and buzzed the name of God a hundred times
to paralyse the Evil One.
With candles and with lanterns
throwing giant scorpion shadows
on the mud-baked walls
they searched for him: he was not found.
They clicked their tongues.
With every movement that the scorpion made
his poison moved in Mother’s blood, they said.
May he sit still, they said.
May the sins of your previous birth
be burned away tonight,
May your suffering decrease
the misfortunes of your next birth, they said.
May the sum of all evil
balanced in this unreal world
against the sum of good
become diminished by your pain.
May the poison purify your flesh
of desire, and your spirit
they said, and they sat around
on the floor with my mother in the centre,
the peace of understanding on each face.
More candles, more lanterns, more neighbours,
more insects, and the endless rain.
My mother twisted through and through,
groaning on a mat.
My father, sceptic, rationalist,
trying every curse and blessing,
powder, mixture, herb and hybrid.
He even poured a little paraffin
upon the bitten toe and put a match to it.
I watched the flame feeding on my mother.
I watched the holy man
to tame the poison with an incantation.
After twenty hours
it lost its sting.
My mother only said
Thank God the scorpion picked on me
and spared my children.
TRADUZIONE:
Ricordo la notte, mia madre
fu punta da uno scorpione.
Dieci ore di pioggia costante lo avevano spinto
A strisciare sotto un sacco di riso.
A Separarsi dal suo veleno
di diabolica coda nella stanza buia
ha rischiato di nuovo la pioggia.
I contadini arrivarono come sciami di mosche
e ronzava il nome di Dio cento volte
per paralizzare il Maligno.
Con candele e lanterne
lanciando ombre giganti di scorpione
sulle pareti di fango cotto dal sole
lo cercarono: non fu trovato.
Schioccarono le lingue.
Con ogni movimento fatto dallo scorpione
il suo veleno si è spostato nel sangue della mamma,
hanno detto. Possa rimanere fermo, dissero.
Possano i peccati della tua nascita precedente
essere bruciati stanotte,
Possa la tua sofferenza diminuire
le disgrazie della tua prossima nascita, dissero.
Possa la somma di tutti i mali
bilanciata in questo mondo irreale
essere diminuito dal tuo dolore.
Possa il veleno purificare la tua carne dal desiderio, e il tuo spirito
e si sedettero tutto attorno sul pavimento
con mia madre al centro,
la pace della comprensione su ogni volto.
Più candele, più lanterne, più vicini,
più insetti e la pioggia infinita.
Mia madre si contorse, gemendo su una stuoia.
Mio padre, scettico, razionalista,
provando ogni maledizione e benedizione,
polvere, miscela, erbe e ibrido.
Ha anche versato un po ‘di paraffina
sul dito del piede che era stato morso.
Ho visto la fiamma nutrirsi di mia madre.
Ho visto l’uomo santo
domare il veleno con un incantesimo.
Dopo venti ore
ha perso la sua puntura.
Mia madre ha detto solo
Grazie a Dio lo scorpione ha scelto me
e ha risparmiato i miei figli.
Per quanto riguarda la struttura della poesia è fatta di versi liberi, dove abbiamo come oggetto del componimento il morso dello scorpione e la reazione degli abitanti del villaggio. La poesia ha come schema metrico versi liberi, senza un preciso computo delle sillabe. Il titolo è in qualche modo ingannevole. Siamo all’interno del racconto per molti versi drammatico, con uno scorpione al centro della scena. Infatti, la poesia descrive anche le reazioni delle persone presenti riguardo la puntura di questo invertebrato. Nella maggior parte della poesia è presente la terza persona: la forma del verbo indica che l’azione non viene eseguita né dalla prima persona e neanche dalla seconda persona (‘tu’), ma da una terza persona. Ezechiel racconta ciò che fanno e dicono gli altri e non ritrae lo scorpione come un cattivo, che è stato spinto a rifugiarsi “sotto un sacco di riso, dopo dieci ore di pioggia. Probabilmente ha colpito istintivamente la madre del poeta come avvertendola, quando si avvicinò al suo nascondiglio, piuttosto che danneggiarla di proposito, spaventato dalla gente in casa “, Questa poesia di Nissim Ezekiel sembra ricalcare un noto poeta italiano Pascoli, che descrive lo stesso clima di dolore per la morte del genitore ad opera di briganti, mentre tornava dalla città, portando con sé una bambola, nel suo componimento celebre il X agosto, dove anche il cielo piange la morte del genitore, insieme al compianto della natura nell’immagine della rondine morta, che tiene nel becco la cena per i suoi piccoli. Tuttavia, gli abitanti del villaggio sono più superstiziosi e collegano lo scorpione a “The Evil One”. Sostengono che il veleno aiuterà in molti modi. Ad esempio, bruciando i peccati della vita precedente della donna – “la sua nascita precedente” e facilitando la sua vita dopo questa. Forse è questo il loro modo di dare un senso all’evento ed è più facile da sopportare l’accaduto. Gli eventi della notte sono descritti nei minimi dettagli: conosciamo la capanna di fango e le candele e le lanterne, eppure sappiamo poco dei singoli vicini. Ezechiel raggruppa i vicini insieme con il pronome ‘loro’.? Il padre di Ezechiel è di solito uno scettico e un razionalista – in altre parole, non crede alle superstizioni e non è religioso. Eppure quando sua madre sta soffrendo, prova ‘ogni maledizione e benedizione, per aiutarla. Le ultime tre righe sono toccanti. Sentiamo le parole esatte della madre di Ezechiele, il suo semplice discorso è in contrasto con i vicini chiacchieroni. Non mostra amarezza per il suo calvario: lei è solo grata di essere stata lei a soffrire piuttosto che i suoi figli. E ringrazia Dio per aver salvato i suoi figli. Ezechiel usa delle similitudini: “dormire come un ciocco” e “luminoso come un pulsante” che confrontano gli abitanti del villaggio a “sciami di mosche”. È sorprendente che usi un’immagine dell’insetto, per descrivere la reazione della gente alla puntura di un invertebrato. Sviluppa la similitudine nella seguente riga con una metafora o analogia: “hanno ronzato il nome di Dio”. Cosa suggerisce la similitudine sull’atteggiamento di Ezechiel verso i vicini? Le candele e le lanterne dei vicini lanciano “ombre di scorpione giganti” sui muri. Sappiamo che lo scorpione è già fuggito, quindi sono le immagini delle persone stesse. Lo scorpione ha otto zampe, quindi l’ombra di un piccolo gruppo di persone in piedi insieme potrebbe sembrare come uno scorpione. In tal caso, cosa mostra questo atteggiamento di Ezechiele verso i vicini? Esiste un contrasto tra la “comprensione” dei vicini del suo malessere. Prevalgono suoni come allitterazioni e assonanze.
Ora analizziamo un’altra poesia di Ezekiel, chiamata Patriot, che è una satira poetica.
PATRIOT
I am standing for peace and non-violence.
Why world is fighting fighting
Why all people of world
Are not following Mahatma Gandhi,
I am simply not understanding.
Ancient Indian Wisdom is 100% correct,
I should say even 200% correct,
But modern generation is neglecting –
Too much going for fashion and foreign thing.
Other day I’m reading newspaper
(Every day I’m reading Times of India
To improve my English Language)
How one goonda fellow
Threw stone at Indirabehn.
Must be student unrest fellow, I am thinking.
Friends, Romans, Countrymen, I am saying (to myself)
Lend me the ears.
Everything is coming –
Regeneration, Remuneration, Contraception.
Be patiently, brothers and sisters.
You want one glass lassi?
Very good for digestion.
With little salt, lovely drink,
Better than wine;
Not that I am ever tasting the wine.
I’m the total teetotaller, completely total,
But I say
Wine is for the drunkards only.
What you think of prospects of world peace?
Pakistan behaving like this,
China behaving like that,
It is making me really sad, I am telling you.
Really, most harassing me.
All men are brothers, no?
In India also
Gujaratis, Maharashtrians, Hindiwallahs
All brothers –
Though some are having funny habits.
Still, you tolerate me,
I tolerate you,
One day Ram Rajya is surely coming.
You are going?
But you will visit again
Any time, any day,
I am not believing in ceremony
Always I am enjoying your company.
TRADUZIONE:
Mi batto per la pace e la non-violenza,
Perché il mondo sta combattendo, combattendo
Perché tutte le persone del mondo
Non stanno seguendo il Mahatma Gandhi,
Semplicemente non capisco.
L’antica saggezza indiana è corretta al 100%,
Devo dire che anzi è corretto al 200%,
Ma la generazione moderna sta trascurando –
Tengono Troppo alla moda e alle cose straniere.
L’altro giorno sto leggendo il giornale
(Ogni giorno leggo Times of India
Per migliorare la mia lingua inglese)
Come un tipo…mascalzone
Lanciò pietre alla signora Indira.
Deve essere un tipo da disordini studenteschi, sto pensando.
Amici, romani, connazionali, sto dicendo (a me stesso)
Prestatemi le orecchie.
Tutto sta arrivando –
Rigenerazione, Remunerazione, Contraccezione.
Siate pazienti, fratelli e sorelle.
Vuoi un bicchiere di lassi?
Ottimo per la digestione.
Con poco sale, bevanda deliziosa,
Meglio del vino;
Non che io abbia mai assaggiato il vino.
Sono il totale astemio, completamente totale,
Ma io dico
Il vino è solo per gli ubriaconi.
Cosa ne pensi delle prospettive di pace nel mondo?
Il Pakistan si comporta così,
La Cina si comporta così,
Mi rende davvero triste, te lo sto dicendo.
Davvero, mi disturbano molto.
Tutti gli uomini sono fratelli, no?
Anche in India
Quelli del Gujarat, quelli del Maharashtria, quelli che parlano hindi.
Tutti i fratelli –
Anche se alcuni hanno abitudini strane.
Tuttavia, mi tollerate,
Ti tollero
Un giorno Il Ram Rajya arriverà sicuramente.
Te ne stai andando?
Ma mi visiterai di nuovo
In qualsiasi giorno, ogni giorno,
Non credo nella cerimonie
Mi piace sempre la tua compagnia.
Il poeta si pone come patriota della nazione indiana e scrive una satira politica, che ha come suo antenato la poesia latina di Orazio, ripreso come genere letterario in epoca imperiale, soprattutto nella dinastia Flavia da autori come Marziale e Giovenale. Qui il poeta critica fortemente il mondo e i suoi connazionali, perché scelgono la violenza, invece, della non-violenza di Gandhi, che come sappiamo porterà all’indipendenza dal potere britannico l’India. E in un primo momento, su questo piano politico si inserisce anche la questione linguistica in India, basata sull’uso dell’inglese britannico. Il componimento ridicolizza implicitamente l’uso della lingua inglese da parte di chi parla, facendo sembrare tale uso scomodo e disinformato. La poesia presenta il poeta in modo tale che non possiamo fare a meno di ammirarlo. Di questi due punti di vista, il secondo sembra più convincente. Se la poesia fosse stata scritta per ridicolizzare l’interlocutore, sicuramente Ezechiel aveva avuto quell’intenzione. Inoltre, poco di quello che l’oratore dice in realtà sembra degno di una grave beffa. L’oratore sembra essere una persona con una visione generosa della vita e delle altre persone. Vale la pena prendere in considerazione il titolo della poesia e, alla fine di quell’opera, il titolo sembra ricco di significato. Il secondo verso della poesia sembra implicare che l’oratore non ama il tipo di patriottismo che porta alla lotta. Nelle righe successive, tuttavia, l’oratore sembra esprimere un forte patriottismo indiano e il rifiuto di influenze non indiane:
Perché tutte le persone del mondo
Non stanno seguendo il Mahatma Gandhi,
Semplicemente non capisco.
L’antica saggezza indiana è corretta al 100%,
Devo dire che anzi % è corretto al 200,
Ma la generazione moderna sta trascurando
Troppo per la moda e le cose straniere.
Nella strofa successiva, tuttavia, ci pare di capire che l’oratore legge un giornale indiano scritto in inglese, e quindi ogni senso di feroce patriottismo indiano scompare. E questo fa di Ezechiel un intellettuale civilmente impegnato. In realtà, sembra proprio il discorso di un qualunquista, ma quando il poeta parla del Ram Raija, usato come pretesto per distruggere moschee o chiese da parte di militanti di destra indiani. Qui, invece, il “Patriota” si dimostra essenzialmente un nazionalista feroce, e anche snob, dato che vuole migliorare il suo ridicolo inglese. Ezechiel è ben consapevole di prendere in giro il mondo indiano, parlando un inglese un po’ bizzarro e pieno di errori.
L’altro componimento è Hill, la collina, dove l’uomo e il poeta può immergersi in uno spazio metafisico.
HILL
This normative hill
like all others
is transparently accessible,
out there
and in the mind,
not to be missed
except in peril of one’s life.
Do not muse on it
from a distance:
it’s not remote
for the view only,
it’s for the sport
of climbing.
What the hill demands
is a man
with forces flowering
as from the crevices
of rocks and rough surfaces
wild flowers
force themselves towards the sun
and burn
for a moment.
How often must I
say to myself
what I say to others:
trust your nerves–
in conversation or in bed
the rhythm comes.
And once you begin
hang on for life.
What is survival?
What is existence?
I am not talking about
poetry. I am
talking about
perishing
outrageously
and calling it
activity.
I say: be done with it.
I say:
you’ve got to love that hill.
Be wrathful, be impatient
that you are not
on the hill. Do not forgive
yourself or other,
though charity
is all very well.
Do not rest
In irony or acceptance.
Man should not laugh
When he is dying.
In decent death
You flow into another kind of time
Which is the hill
You always thought you knew
Questa collina normativa
come tutte le altre
è accessibile in modo trasparente,
là fuori
e nella mente,
da non perdere
eccetto in pericolo di vita.
Non riflettere su di essa
da lontano:
non è remota
solo per la vista,
è per lo sport
di arrampicata.
Ciò che la collina richiede
è un uomo
con forze in fiore
come dalle fessure
di rocce e superfici ruvide
fiori selvatici
si spingono verso il sole
e brucia
per un momento.
Quanto spesso devo
dire a me stesso
quello che dico agli altri:
fidati dei tuoi nervi–
in conversazione o a letto
il ritmo arriva.
E rimani attaccato
Per salvarti la vita.
Che cos’è la sopravvivenza?
Che cos’è l’esistenza?
Non sto parlando
poesia. Sto
parlando di
perire
scandalosamente
e mentre lo si chiama
attività.
Dico: falla finita.
Dico:
devi amare quella collina.
Sii irato, sii impaziente
Di non essere ancora
sulla collina. Non perdonare
te stesso o altri,
anche se essere
caritatevole è una cosa che va bene.
Non adagiarti
Nell’ironia o nell’accettazione.
L’uomo non dovrebbe ridere
quando sta morendo.
In decente morte
fluisci in un altro tipo di tempo
che è proprio la collina che
hai sempre pensato di saperlo
La poesia ha delle immagini molto belle. Mi piace particolarmente l’immagine dei fiori selvatici che esplodono dalla fessura della roccia per bruciare brevemente. La metafora della collina corre dappertutto: la collina è per lo sport dell’arrampicata, non per meditare. Si scorge un’altra caratteristica. L’immagine del fluire del tempo non sembra in contrasto con l’idea del vagare sulla collina, se si immagina la nostra coscienza sulla collina come una specie di ruscello che scorre. Le ultime righe sono molto ricche:
Non adagiarti
Nell’ironia o nell’accettazione.
L’uomo non dovrebbe ridere
quando sta morendo.
In decente morte
fluisci in un altro tipo di tempo
che è proprio la collina che
hai sempre pensato di saperlo.
Troviamo in altre opere letterarie il riferimento alla collina come senso di pace, serenità, calma, soprattutto nell’Antologia di Spoon River, con i versi omonimi di apertura, in cui Masters riprende la famosa Antologia Palatina, e descrive il senso di pace e sonno profondo degli abitanti di quella collinetta, raccontando le loro storie umane e ultime che le hanno portate alla morte. Nel Cantico dei Cantici di Salomone, invece, la collina che fiorisce a primavera è il risveglio dell’amore che sembrava ormai perduto. E in Ezechiel possiamo trovare questo riferimento, anche alla cultura indiana, che voleva il raggiungimento dello stato del nirvana nell’aldilà.
PHILOSPPHY
There is a place to which I often go,
Not by planning to, but by a flow
Away from all existence, to a cold
Lucidity, whose will is uncontrolled.
Here, the mills of God are never slow.
The landscape in its geological prime
Dissolves to show its quintessential slime.
A million stars are blotted out. I think
Of each historic passion as a blink
That happened to the sad eye of Time.
But residues of meaning still remain,
As darkest myths meander through the pain
Towards a final formula of light.
I, too, reject this clarity of sight.
What cannot be explained, do not explain.
The mundane language of the senses sings
Its own interpretations. Common things
Become, by virtue of their commonness,
An argument against their nakedness
That dies of cold to find the truth it brings.
TRADUZIONE
C’è un posto in cui vado spesso,
Non programmando, ma con uno scorrere
Lontano da ogni esistenza, a una fredda
Lucidità, la cui la volontà è incontrollata.
Qui, i mulini di Dio non sono mai lenti.
Il paesaggio al suo inizio geologico
Si dissolve per mostrare la sua melma quintessenziale.
Un milione di stelle vengono cancellate. penso
ad ogni passione storica come a un battito di ciglia
che è accaduto al triste occhio del Tempo.
Ma rimangono ancora residui di significato,
come i miti più oscuri i meandri attraverso il dolore
Verso un’ultima fonte di luce.
Anch’io rifiuto questa chiarezza di visione.
ciò che non può essere spiegato, non spiegarlo.
Il linguaggio mondano dei sensi canta
Le stesse interpretazioni. Le cose comuni
Diventano, in virtù del loro essere comuni,
un argomento contro la loro nudità
Che muore di freddo per trovare la verità che porta.
Questa poesia è la più difficile a livello interpretativo, e si cercherà di commentarla nel modo più semplice possibile. Questo componimento parla di uno stato meditativo, in cui il cosmo è visto con un’attenzione speciale e le cose comuni della vita quotidiana diventano un argomento per “Ciò che non può essere spiegato, non spiegare” perché discutono contro il loro significato. Il poeta parla del suo transito, una volta, che ha raggiunto uno stato trascendente in cui la sua volontà “è incontrollata“. Qui spiega che il pensiero è accessibile, mentre in uno stato di veglia normale lo è di meno: “i mulini di Dio non sono mai lenti“. In questa trascendenza, vede il cosmo come una sostanza primordiale, che ha preceduto le “miriadi di stelle” del cosmo fisico: “Si dissolve per mostrare la sua melma per antonomasia”. Il poeta afferma di porre gli eventi storici in una nuova prospettiva come insignificante e come tragica: “Ciò è accaduto al triste occhio del Tempo“. I miti si fanno strada attraverso il dolore, tentando di trovare una comprensione, o meglio una rivelazione e un significato. Questa concezione del tempo e della storia sembra riprendere la visione ciclica del tempo storico del filosofo napoletano Giambattista Vico, che suddivide la storia in età storiche, che ritornano ciclicamente attraverso corsi e ricorsi storici. Il poeta rifiuta i tentativi di spiegazioni formali e rivelatrici del dolore della vita, riassumendolo come inspiegabile: “Anch’io rifiuto questa chiarezza di visione. /ciò che non può essere spiegato, non spiegarlo”. La sintassi del componimento appare avvolte chiara e talvolta confusionaria. Il significato di “Anch’io rifiuto” non è di facile comprensione, come del resto lo sono alcuni versi del poeta che si esprimono in modo enigmatico e attraverso un linguaggio filosofico. Si affronta il motivo, per cui le cose che non possono essere spiegate e non dovrebbero essere tali, dicendo che i sensi umani hanno una comprensione diversa, seppur limitata del reale. Il poeta afferma, inoltre, che le cose comuni, poiché sono tali, sono utilizzate tutti i giorni, diventano una giustificazione per il loro significato sostanziale: non sono un’astrazione, ma sono un nulla. Esse stesse” diventano un argomento” per dimostrare la loro sostanza, “un argomento contro la loro nudità”, contro il loro nulla. In altre parole, l’oratore poetico afferma che non si può dimostrare che il regno sostanziale della sostanza sia vero e, invece quello trascendentale, no.
URBAN
The hills are always far away.
He knows the broken roads, and moves
In circles tracked within his head.
Before he wakes and has his say,
The river which he claims he loves
Is dry, and all the winds lie dead.
At dawn he never sees the skies
Which, silently, are born again.
Nor feels the shadows of the night
Recline their fingers on his eyes.
He welcomes neither sun nor rain.
His landscape has no depth or height.
The city like a passion burns.
He dreams of morning walks, alone,
And floating on a wave of sand.
But still his mind its traffic turns
Away from beach and tree and stone
To kindred clamour close at hand.
TRADUZIONE
Le colline sono sempre lontane.
Conosce le strade sconnesse e si muove
In circoli tracciati nella sua testa.
Prima che si svegli e dica la sua,
la riva che afferma di amare
È asciutta e tutti i venti bugiardi sono morti.
All’alba non vede mai i cieli
Che, silenziosamente, sono rinati.
Né sente le ombre della notte
Reclinare con le loro dita su suoi occhi.
Non accoglie nessun sole e nessuna pioggia.
Il suo paesaggio non ha profondità o altezza.
La città brucia come una passione.
Sogna delle passeggiate mattutine, sola,
E galleggiare su un’onda di sabbia.
Ma ancora la sua mente continua a far girare il suo traffico
Lontano dalla spiaggia, albero e pietra
Verso un clamore a portata di mano.
Nissim Ezechiel è un critico e un censore della vita quotidiana e cittadina così come le appare. Nel componimento poetico si trova un riferimento metaforico, rappresentato dalle ombre della notte che calano sugli occhi degli abitanti. Questa metafora si carica non solo di un senso letterale, ma soprattutto di un significato esistenziale. Il poeta rappresenta la città di Bombay come una città malata e sofferente, abitata anche da persone malate. La malattia non è solo fisica e ambientale, è soprattutto mentale. La chiama “una città barbara”, piena di baraccopoli, privata delle stagioni, maledetta da un milione di strade che sembrano ricordare il Purgatorio dantesco; strade sporche, ripugnanti, repellenti, strette. Il poeta si riferisce ai venditori ambulanti, ai mendicanti che chiedono beneficenza a voce alta, e sono molti braccianti che ottengono il loro salario spesso misero e avvilente. Si accorge non solo degli aspetti piacevoli della città, ma ancora di più, degli aspetti spiacevoli di essa. Troviamo in Ezechiel immagini della vita quotidiana e cittadina che mettono in contrasto i vari aspetti sociali come se fosse un rapporto fatto di amore e odio. Il poeta odia i molti aspetti spiacevoli e disgustosi della vita cittadina in India, tuttavia si sente attratto dalla città, poiché si rende conto che può intervenire nel contesto sociale, contribuendo a migliorare la vita di quest’ultima. D’altronde anche nella letteratura classica latina emerge il tema della campagna come locus amenus e della città come luogo di incontri, ma anche luogo insano e pieno di confusione e di disordine. La metropoli moderna e la vita di città provoca atteggiamenti e sentimenti ambivalenti, che sono stimolati dalle opportunità che offre loro un’autorealizzazione che, a volte ipocritamente, temono anche i vizi e detestano la povertà. Molti poeti inglesi indiani moderni hanno usato come contesto la vita cittadina nella loro poesia, e Nissim Ezechiel è tra questi. La maggior parte delle sue poesie erano ambientate nella città di Bombay, che è vista come città della “nascita e rinascita” della coscienza poetica dell’autore.
GOODBYE PARTY FOR MISS PUSHA
Friends,
our dear sister
is departing for foreign
in two three days,
and
we are meeting today
to wish her bon voyage.
You are all knowing, friends,
What sweetness is in Miss Pushpa.
I don’t mean only external sweetness
but internal sweetness.
Miss Pushpa is smiling and smiling
even for no reason but simply because
she is feeling.
Miss Pushpa is coming
from very high family.
Her father was renowned advocate
in Bulsar or Surat,
I am not remembering now which place.
Surat? Ah, yes,
once only I stayed in Surat
with family members
of my uncle’s very old friend-
his wife was cooking nicely…
that was long time ago.
Coming back to Miss Pushpa
she is most popular lady
with men also and ladies also.
Whenever I asked her to do anything,
she was saying, ‘Just now only
I will do it.’ That is showing
good spirit. I am always
appreciating the good spirit.
Pushpa Miss is never saying no.
Whatever I or anybody is asking
she is always saying yes,
and today she is going
to improve her prospect
and we are wishing her bon voyage.
Now I ask other speakers to speak
and afterwards Miss Pushpa
will do summing up.
TRADUZIONE
Amici,
la nostra cara sorella
parte per l’estero
fra due tre giorni,
e
ci incontriamo oggi
per augurarle buon viaggio.
Sapete tutto, amici,
Che dolcezza c’è in Miss Pushpa.
Non intendo solo la dolcezza esteriore
ma anche la dolcezza interiore.
La signorina Pushpa sorride e sorride
ancora senza un motivo ma semplicemente perché
lei sta sentendo.
La signorina Pushpa proviene
da una famiglia molto altolocata.
Suo padre era un rinomato avvocato
a Bulsar o Surat,
Non mi ricordo ora in quale paese.
Surat? Ah sì,
una volta sola rimasi a Surat
con i famigliari
del vecchio amico di mio zio-
sua moglie cucinava bene …
è stato tanto tempo fa.
Tornando a Miss Pushpa
è la signora più popolare
sia con gli uomini sia con le donne.
Ogni volta che le ho chiesto di fare qualsiasi cosa,
lei rispondeva: “Solo un attimo ora
lo farò.’ Questo dimostra
un buon atteggiamento. Io ho sempre apprezzato
un buon atteggiamento.
Pushpa Miss non dice mai di no.
Qualunque cosa io o qualcun altro le stia chiedendo
lei dice sempre di si
e oggi sta andando per migliorare le sue prospettive
e le stiamo augurando il suo buon viaggio.
Ora chiedo agli altri oratori di parlare
e successivamente Miss Pushpa
farà la conclusione.
In Goodbye Party For Miss Pushpa T. S. si stanno prendendo in giro dolcemente delle persone che non sanno parlare correttamente l’inglese, includendo nella poesia errori comuni commessi da parlanti, la cui madrelingua non è l’inglese. Ci sono errori grammaticali, strane disposizioni di parole e frasi e modi di dire che sono traduzioni dirette di espressioni in lingue indiane che suonano tutte in modo molto strano. La poesia ha la forma di un discorso diretto fatto da uno degli amici della signorina Pushpa.
JEWISH WEDDING IN BOMBAY
Her mother shed a tear or two but wasn’t really
crying. It was the thing to do, so she did it
enjoying every moment. The bride laughed when I
sympathized, and said don’t be silly.
Her brothrs had a shoe of mine and made me pay
to get it back. The game delighted all the neighbours’
children, who never stopped staring at me, the reluctant
bridegroom of the day.
There was no dowry because they knew I was ‘modern’
and claimed to be modern too. Her father asked me how
much jewellery I expected him to give away with his daughter.
When I said I did’t know, he laughed it off.
There was no brass band outside the synagogue
but I remember a chanting procession or two, some rituals,
lots of skull-caps, felt hats, decorated shawls
and grape juice from a common glass for bride and
bridegroom.
I remember the breaking of the glass and the congregation
clapping which signified that we were well and truly married
according to the Mosaic Law.
Well that’s about all. I don’t think there was much
that struck me as solemn or beautiful. Mostly, we were
amused, and so were the others. Who knows how much belief
we had?
Even the most orthodox it was said ate beef because it
was cheaper, and some even risked their souls by
relishing pork.
The Sabbath was for betting and swearing and drinking.
Nothing extravagant, mind you, all in a low key
and very decently kept in check. My father used to say,
these orthodox chaps certainly know how to draw the line
in their own crude way. He himself had drifted into the liberal
creed but without much conviction, taking us all with him.
My mother was very proud of being ‘progressive’.
Anyway as I was saying, there was that clapping and later
we went to the photographic studio of Lobo and Fernandes,
world-famous specialists in wedding portraits. Still later,
we lay on a floor-matress in the kitchen of my wife’s
family apartment and though it was part midnight she
kept saying let’s do it darling let’s do it darling
so we did it.
More than ten years passed before she told me that
she remembered being very disappointed. Is that all
there is to it? She had wondered. Back from London
eighteen months earlier, I was horribly out of practice.
During our first serious marriage quarrel she said Why did
you take my virginity from me? I would gladly have
returned it, but not one of the books I had read
instructed me how.
TRADUZIONE
Sua madre ha versato una o due lacrime ma non era un vero
pianto. Era la cosa da fare, quindi l’ha fatto
godendone ogni momento. La sposa rise quando io avevo
simpatizzato, e mi ha detto di non essere sciocco.
I suoi fratelli avevano preso una mia scarpa e mi hanno fatto pagare
per riaverla. Il gioco ha deliziato tutti i bambini dei vicini,
che non smettevano mai di fissarmi, riluttante
sposo del giorno.
Non c’era dote perché sapevano che ero “moderno”
e avevo affermato anche di essere moderno. Suo padre mi ha chiesto quanti
gioielli mi aspettavo che regalasse insieme a sua figlia.
Quando ho detto che non lo sapevo, l’ha presa in ridere.
Non c’era una banda di ottoni fuori dalla sinagoga
ma ricordo una o due processioni cantilenanti, alcuni rituali,
un sacco di papaline, cappelli di feltro, scialli decorati
e succo d’uva da un bicchiere comune per la sposa e lo
sposo.
Ricordo la rottura del vetro e l’applauso della congregazione
che significava che eravamo veramente sposati
secondo la Legge mosaica.
Bene, questo è tutto. Non credo ci fosse molto
che mi ha colpito come solenne o bello. Per lo più eravamo
divertiti, e così pure gli altri. Chissà eravamo credenti?
Anche il più ortodosso si diceva che mangiasse carne perché
era più economico e alcuni addirittura rischiarono l’anima
assaporando il maiale.
Il sabato era per scommettere, giurare e bere.
Niente di stravagante, intendiamoci, tutto sommato,
e tenuto molto bene sotto controllo. Mio padre diceva:
questi tipi ortodossi sicuramente sanno come osservare le regole
tra ciò che è consentito o no. Lui stesso si era spostato in una
credenza liberale, ma senza troppa convinzione, portandoci tutti con lui.
Mia madre era molto orgogliosa di essere “progressista”.
Ad ogni modo, come dicevo, ci sono stati applausi e poi
siamo andati allo studio fotografico di Lobo e Fernandes,
specialisti di fama mondiale nei ritratti di nozze. Ancora più tardi,
ci sdraiammo su un materasso nella cucina di mia moglie
e anche se era mezzanotte passata lei
continuava a dire facciamolo tesoro facciamolo tesoro
quindi l’abbiamo fatto.
Passarono più di dieci anni prima che me lo dicesse
ricordava di essere stata molto delusa. È tutto
c’è qui? Si era domandata. Di ritorno da Londra
diciotto mesi prima, ero terribilmente fuori allenamento.
Durante il nostro primo serio litigio matrimoniale ha detto Perché
mi hai tolto la verginità? Gliela avrei volentieri
restituita, ma non uno dei libri che avevo letto
mi ha spiegato come.
Jewish Wedding In Bombay è una delle poesie più interessanti di Nissim, in cui il poeta come sposo descrive ciò che è accaduto, quando si è sposato secondo il rito e la tradizione ebraica. Non sappiamo però se il componimento abbia veramente una valenza autobiografica, che secondo il mio modesto parere suppongo che ce l’abbia. E il poeta, a mio riguardo, cerca di raccontarsi attraverso l’espediente dell’aneddoto e dell’arte della narrazione. Un simile espediente letterario possiamo trovarlo nella letteratura italiana contemporanea, o meglio nel genere della poesia racconto di Cesare Pavese, nella sua raccolta poetica intitolata Lavorare stanca. Anche se lo chiama un matrimonio ebraico, la madre della sposa versò una o due lacrime, ma non stava davvero piangendo come appariva al poeta, poiché in quel momento lo aveva visto e notato con ironia. La sposa ha riso quando lo sposo ha simpatizzato e notandolo gli ha chiesto di non essere sciocco. “Non essere sciocco. È una questione di prestigio. Cosa diranno se ti deridono? O rido io?”. Nissim Ezechiel sottolineava che alcune madri di figlie che vanno in spose, piangono in modo tale da commuovere gli spettatori.
Il gioco ha deliziato tutti i bambini dei vicini che non hanno mai smesso di fissarlo, anche se si è sentito come uno sposo riluttante della giornata.
Il silenzio degli innamorati rappresenta in questa poesia come dei pettegolezzi segreti dell’amore. Nel paradiso degli innamorati, Nissim e la sua controparte sembrano prendere parte al gossip. Le tintinnanti campane nuziali del poema affascinano i lettori. Il costume da sposa, la decorazione, la fotografia, gli ospiti strani, i parenti, le bande, i rituali, le preghiere, gli auguri, il galà e la gaiezza esprimono tutta la bellezza e il fascino del componimento. Le parole di un amante possono esprimere che l’amore è una questione di cuore. Ma a parte l’amore e il fare l’amore dello sposo, il poeta utilizza come espediente il divertimento, l’umorismo, lo scherzo, la caricatura e l’ironia, che è una componente importante nei componimenti poetici di Nissim Ezechiel.
SOAP
Some people are not having manners,
this I am always observing,
For example other day I find
I am needing soap
For ordinary washing myself purposes.
So I’m going to one small shop
nearby in my lane and I’m asking
for well-known brand soap.
That shopman he’s giving me soap
but I’m finding it defective version.
So I’m saying very politely — –
though in Hindi I’m saying it,
and my Hindi is not so good as my English,
Please to excuse me
but this is defective version of well-known brand soap.
That shopman is saying
and very rudely he is saying it,
What is wrong with soap?
Still I am keeping my temper
and repeating very smilingly
Please to note this defect in soap,
and still he is denying the truth.
So I’m getting very angry that time
and with loud voice I am saying
YOU ARE BLIND OR WHAT?
Now he is shouting
YOU ARE CALLING ME BLIND OR WHAT?
Come outside and I will show you
Then I am shouting
What you will show me
Which I haven’t got already?
It is vulgar thing to say
but I am saying it.
Now small crowd is collecting
and shopman is much bigger than me,
and I am not caring so much
for small defect in well-known brand soap.
So I’m saying
Alright OK Alright OK
this time I will take
but not next time.
TRADUZIONE
Alcune persone non hanno buone maniere,
questo osservo sempre
Ad esempio l’altro giorno trovo che
Ho bisogno di sapone
Per lavarmi normalmente.
Quindi vado in un piccolo negozio
vicino alla mia stradina e chiedo
un noto sapone di marca.
Quel negoziante mi sta dando del sapone
ma la trovo una versione difettosa.
Quindi sto dicendo molto educatamente – –
Anche se lo dico in hindi,
e il mio hindi non è buono come il mio inglese,
Per favore, mi scusi
ma questa è la versione difettosa del noto sapone di marca.
Lo dice quel commesso
e molto maleducatamente lo sta dicendo,
Cosa c’è di sbagliato nel sapone?
Sto ancora mantenendo la calma
e ripetendo molto
la prego di notare questo difetto nel sapone,
e lui continua a negare la verità.
Quindi mi arrabbio molto questa volta
e ad alta voce sto dicendo
SEI CIECO O COSA?
Adesso lui sta gridando
Mi stai chiamando cieco o che cosa?
Vieni fuori e te lo mostrerò
Poi sto urlando
Cosa mi mostrerai
Che non abbia già?
È una cosa volgare da dire
ma lo sto dicendo.
Ora si sta raccogliendo una piccola folla
e il negoziante è molto più grande di me,
e non mi interessa così tanto
quel piccolo difetto nel noto sapone di marca.
Quindi sto dicendo
Va bene OK Va bene OK
questa volta lo prenderò
ma non la prossima volta no.
“Soap” è un’importante poesia di Nissim Ezekiel. L’adattabilità al tempo e l’adattamento alla situazione sono il tema centrale del componimento. “Soap” spiega chiaramente tutti questi principi. La poesia si apre con una normale conversazione tra negoziante e poeta. Il poeta vuole acquistare del sapone di marca, il negoziante gli dà un sapone economico, dicendo che è di marca. Quando il poeta chiede informazioni, differenze tra sapone normale e sapone di marca. Il negoziante ha iniziato a discutere con il poeta, dicendo che deve acquistare ciò che gli ha dato. Il poeta è una figura intellettuale, che cerca di argomentare in modo intelligente, ma invano il negoziante accetta ciò che il poeta gli dice. Nel frattempo il negoziante usa il gergo, il linguaggio, che è una parte estetica dei versi. Durante la discussione il pubblico si raduna e inizia ad assistere alla controversia. La stazza del negoziante era molto forte, al contrario la corporatura del poeta era debole. Era la coppia di contrasto in riferimento al potere. Seguendo questo principio, il negoziante inizia a imporre la decisione al poeta, costretto con forza a rassegnarsi a prendere un normale tipo di sapone. Alla fine il poeta accetta la decisione pur senza volerlo.
L’uomo differisce dagli altri animali, perché potrebbe facilmente adattare la situazione a suo favore. Nella vita reale la persona si dovrebbe adattare alla situazione e prendere le cose secondo la necessità del tempo, quindi solo così l’essere umano potrebbe sopravvivere. Il tema politico affrontato attraverso ardite metafore, sembra riferirsi alla corruzione politica, a cui il poeta non sembra far esplicito riferimento in questo componimento. Questa tematica che riguarda il mondo politico, consiste nel trattare cose futili, non utili al bene comune e sociale. Possiamo trovar riferimento nella quarta satira di Giovenale che attacca ferocemente la stessa corte imperiale, che non è quella contemporanea del poeta, ma di Domiziano, un altrettanto crudele e feroce imperatore, sopranominato dal poeta come “calvo Nerone”. Il punto, su cui si discute è come cucinare un enorme e gigantesco rombo, donato all’imperatore, che convoca il “consilium principis”, cioè i suoi consiglieri che insieme discutono sulla questione tanto importante e delicata. Eccovi, dunque, la descrizione di Giovenale: «Si va dall’Atride, e l’uomo del Piceno dice: “Accettalo; è troppo grande per una casa privata. Sia questo un giorno di festa; affrettati a sgombrare lo stomaco e consuma il rombo destinato al tuo regno. È stato lui che ha voluto farsi prendere”. Che c’è di più sfacciato? Eppure l’imperatore alza la cresta; non c’è niente che non sia capace di credere sul proprio conto quando si innalza alle stelle il suo giusto potere! Ma mancava una padella della misura del pesce. Si chiamano dunque in consiglio i potenti, quelli che odia, nelle cui facce sta scritto il pallore di un’amicizia grande e terribile.» Dopo un’attenta riflessione si decide di non fare a pezzi il rombo, ma piuttosto di costruire per l’enorme pesce una gigantesca padella di terracotta. Evidente l’intento parodico del poeta, che porta all’esagerazione comica il racconto di quelli che dovevano essere i semplici preparativi di una cena. E’ bello, quindi, porre questo parallelismo anche con la cultura classica latina.
POET, LOWER, BIRDWATCHER
To force the pace and never to be still
Is not the way of those who study birds
Or women. The best poets wait for words.
The hunt is not an exercise of will
But patient love relaxing on a hill
To note the movement of a timid wing;
Until the one who knows that she is loved
No longer waits but risks surrendering –
In this the poet finds his moral proved
Who never spoke before his spirit moved.
The slow movement seems, somehow, to say much more.
To watch the rarer birds, you have to go
Along deserted lanes and where the rivers flow
In silence near the source, or by a shore
Remote and thorny like the heart’s dark floor.
And there the women slowly turn around,
Not only flesh and bone but myths of light
With darkness at the core, and sense is found
But poets lost in crooked, restless flight,
The deaf can hear, the blind recover sight.
TRADUZIONE
Forzare il ritmo e non essere mai fermi
Non è il modo di coloro che studiano gli uccelli
O le donne. I migliori poeti aspettano le parole.
La caccia non è un esercizio di volontà
Ma di un amore paziente che si adagia su una collina
per notare il movimento di un’ala timida;
finché colei che sa di essere amata
Non aspetta più ma rischia di arrendersi –
In questo il poeta trova il suo atteggiamento morale è dimostrato
Cociòche non mai parlato prima che il suo spirito si commuovesse
Il movimento lento sembra, in qualche modo, dire molto di più.
Per guardare degli uccelli molto rari, tu devi andare
Lungo sentieri deserti e dove i fiumi scorrono
In silenzio vicino alla fonte, o presso una riva
lontana e piena di spine come il pavimento scuro del cuore.
E lì che le donne cambiano idea, si avvicinano a ciò che uno desidera
Non sono soltanto la carne e le ossa ma miti di luce
Con l’oscurità al centro, e il senso è trovato
Ma i poeti che sono persi in un volo distorto e irrequieto,
Il sordo può sentire, e il cieco può recuperare la vista.
In “Poet, Lover, Birdwatcher“, il poeta descrive come può nascere l’ispirazione poetica e lo confronta con un amante o un birdwatcher, che ne osserva il ritmo e non sta mai fermo, e paragona al birdwhacter che studia il volo degli uccelli allo sguardo interiore del poeta, che osserva attentamente la natura e i comportamenti degli uomini, o meglio delle donne innamorate.
In questo luogo comune si scopre la creatività poetica, un potere talmente trasformativo che per questo “il sordo può sentire, il cieco recupera la vista“, che sono immagini bibliche legate all’avvento dell’era messianica.”Poet, Lover, Birdwatcher” è noto come una delle poesie più “serie” di Ezechiel, come è evidenziato dal contenuto e dalla sua forma. Ezechiel non usa affatto un tono ironico in questa poesia, che è molto presente nei suoi componimenti. La serietà del contenuto si riflette in uno schema rigoroso di contenuti, e il componimento è suddiviso in due strofe con due versi ciascuna, che rappresenta visivamente una simmetria e una perfezione per il lettore. Tutti questi elementi costringono il lettore a volgere lo sguardo verso quello che il poeta vuole dirgli, e ciò riguarda essenzialmente la scrittura di poesie, può essere definita come ars poetica. Il tema è molto presente nella letteratura classica, fin dalla poesia epica greca, dove affiora l’immagine del poeta-vate, che è ispirato dalle divinità tutelatrici del canto poetico, le Muse. Ezechiel ha scritto molto nel corso della sua carriera, ma “Poet, Lover, Birdwatcher” è di gran lunga il suo componimento più famoso. In effetti, il passaggio da un’immagine all’altra è così semplice in questa poesia che i tre soggetti: il poeta (e la sua poesia), l’amante (e la sua donna) e il birdwatcher (e i suoi uccelli) si fondono in un’unica persona, per esprimere il concetto sempre più enfatico dell’ispirazione poetica. Questa poesia contiene anche il tema dell’esame di coscienza, che si ripete più volte nel lavoro di Ezechiel. Egli nota che il suo processo è difficile da imitare: “e il senso si trova / dai poeti persi in un volo tortuoso e irrequieto”. È questo volo “inquieto” che il poeta è costretto a compiere nella ricerca dell’ispirazione. Allo stesso modo, l’immagine degli uccelli nella poesia simboleggia la ricerca della conoscenza di sé, che risulta essere sfuggente, irrequieta e spesso complicata nella scrittura di Ezechiel. Allo stesso modo, l’immagine femminile può essere letta come rappresentante di un fertile impulso creativo. Tuttavia, nella poesia non vengono fatti progressi reali fino a quando il poeta, l’amante e il birdwatcher non diventano un tutt’uno. Il tema dell’uccello che rappresenta il poeta è ripreso, infine, da Baudelaire nella sua poesia L’albatros, dove il poeta, simboleggiato dal goffo uccello marino, è oggetto di scherno degli uomini, immagine che diverrà nella poesia contemporanea un topos letterario.
THE PROFESSOR
Remember me? I am Professor Sheth.
Once I taught you geography. Now
I am retired, though my health is good.
My wife died some years back.
By God’s grace, all my children
Are well settled in life.
One is Sales Manager,
One is Bank Manager,
Both have cars.
Other also doing well, though not so well.
Every family must have black sheep.
Sarala and Tarala are married,
Their husbands are very nice boys.
You won’t believe but I have eleven grandchildren.
How many issues you have? Three?
That is good. These are days of family planning.
I am not against. We have to change with times.
Whole world is changing. In India also
We are keeping up. Our progress is progressing.
Old values are going, new values are coming.
Everything is happening with leaps and bounds.
I am going out rarely, now and then
Only, this is price of old age
But my health is O.K. Usual aches and pains.
No diabetes, no blood pressure, no heart attack.
This is because of sound habits in youth.
How is your health keeping?
Nicely? I am happy for that.
This year I am sixty-nine
and hope to score a century.
You were so thin, like stick,
Now you are man of weight and consequence.
That is good joke.
If you are coming again this side by chance,
Visit please my humble residence also.
I am living just on opposite house’s backside.
TRADUZIONE
Ti ricordi di me? Sono il professor Sheth.
Tanto tempo fa ti ho insegnato la geografia. Adesso
Sono in pensione, anche se la mia salute è buona.
Mia moglie è morta alcuni anni fa.
Grazie a Dio, tutti i miei figli
Sono ben realizzati nella vita.
Uno è il direttore delle vendite,
Uno è il direttore di una banca,
Entrambi hanno delle macchine.
Anche gli altri vanno bene, anche se non così bene.
Ogni famiglia deve avere delle pecore nere.
Sarala e Tarala si sono sposate,
I loro mariti sono dei ragazzi molto carini.
Non ci crederai, ma ho undici nipoti.
Quanti (figli) hai? Tre?
Bene. Sono giorni di pianificazione famigliare.
Non sono contrario. Dobbiamo cambiare coi tempi.
L'intero mondo sta cambiando. Anche in India
Stiamo tenendo il passo. I nostri progressi stanno progredendo.
I vecchi valori stanno andando, i nuovi valori stanno arrivando.
Tutto sta succedendo a passi da gigante.
Esco di rado, di tanto in tanto
Solamente, questo è il prezzo della vecchiaia
Ma la mia salute è O.K. I soliti dolori e doloretti.
Nessun diabete, nessun problema di pressione sanguigna, nessun attacco di cuore.
Ciò è dovuto alle buone abitudini della gioventù.
Come sta la tua salute?
Bene? Sono felice per questo.
Quest'anno ho sessantanove anni
e spero di arrivare ad un secolo.
Eri così magro, come una stecca,
Ora sei un uomo di peso e importanza.
Questo è uno scherzo.
Se verrai di nuovo da queste parti per caso,
Visita per favore anche la mia umile residenza.
Vivo proprio sul retro della casa di fronte.
La poesia “The Professor” di Nissim Ezechiel è una satira sui tipici professori dell’India. Questa poesia è un monologo scherzoso di un professore, il professor Seth, che incontra un suo vecchio allievo.
Il professore inizia a vantarsi di sé stesso e dei suoi figli. Usa un linguaggio strano e a volte errato. La poesia sembra essere come Goodbye Party per Miss Pushpa TS nella quale il poeta prende in giro la tradizione indiana del pessimo inglese.
La poesia è un unico componimento di 35 versi. Non esiste un particolare schema di rime e il linguaggio è semplice, diretto ma satirico. Il professore chiede al suo studente: “Ti ricordi di me?” e poi risponde che è il professor Sheth, che una volta gli aveva insegnato la geografia. Ora è in pensione, eppure la sua salute va abbastanza bene. Le primissime righe forniscono dettagli sulla natura del professore. Sembra piuttosto un amico che un insegnante. Sua moglie è morta alcuni anni fa. Narrando ciò, il professore inizia a vantarsi dei suoi figli. Secondo lui, i suoi figli ora sono ben sistemati nella vita. Descrive ciascuno di loro separatamente secondo la professione che svolgono.
Detto questo, lo strano professore afferma che i suoi due figli hanno delle macchine, perché l’auto è un segno di ricchezza in India. Quindi, vuole dire che adesso sono abbastanza ricchi e ben sistemati, tranne le pecore nere della famiglia.
Dopodiché, per la prima volta, chiede al suo studente quanti figli hai? Il prof. aggiunge, infine, che il loro progresso economico e sociale dell’India sta avanzando, e i vecchi valori stanno scomparendo e che esce raramente, di tanto in tanto perché è vecchio. Eppure sta bene di salute. Non ci sono dolori, nessun diabete, nessuna pressione sanguigna, nessun infarto, perché ha abitudini sane che segue regolarmente fin da giovane.
Dopo essersi vantato di nuovo, chiede al suo studente come sta fisicamente.
Lo studente risponde che è abbastanza sano. Di nuovo ritorna a lodare sé stesso. Secondo lui, quell’anno compirà 69 anni e spera di campare persino fino a 100 anni.
Nelle ultime righe, il professore offre al suo studente di visitare la sua umile residenza che si trova proprio sul retro della casa di fronte e la poesia finisce come un dialogo interrotto bruscamente, che evidenzia il tono ironico e canzonatorio del poeta.
ISLAND
Unsuitable for song as well as sense
the island flowers into slums
and skyscrapers, reflecting
precisely the growth of my mind.
I am here to find my way in it.
Sometimes I cry for help
But mostly keep my own counsel.
I hear distorted echoes
Of my own ambigious voice
and of dragons claiming to be human.
Bright and tempting breezes
Flow across the island,
Separating past from the future;
Then the air is still again
As I sleep the fragrance of ignorance.
How delight the soul with absolute
sense of salvation, how
hold to a single willed direction?
I cannot leave the island,
I was born here and belong.
Even now a host of miracles
hurries me a daily business,
minding the ways of the island
as a good native should,
taking calm and clamour in my stride.
TRADUZIONE
Non adatta al canto e al senso
l'isola fiorisce in baraccopoli e grattacieli,
riflettendo precisamente la crescita
della mia mente.
Sono qui per trovare la mia strada.
A volte chiedendo aiuto
Ma soprattutto per lo più me ne sto da solo.
Sento echi distorti
Della mia voce ambigua e dei draghi
che affermano di essere umani.
Brezze luminose e allettanti
scorrono attraverso l'isola,
Separando il passato dal futuro;
Quindi l'aria è ancora ferma
Mentre dormo il profumo dell'ignoranza.
Che delizia l'anima con l'assoluto senso di salvezza,
come mantenersi una sola direzione voluta?
Non posso lasciare l'isola,
Sono nato qui e questo è il mio posto.
Anche adesso una miriade di miracoli
mi fa affrettare verso gli affari quotidiani,
badando ai modi di fare dell'isola
come dovrebbe fare un buon nativo,
accogliendo tranquillamente calma e clamore.
“Island" di Nissim Ezechiel è una poesia di venticinque versi, e divisa in cinque strofe di cinque versi ciascuna. Ezechiel, che scrisse nella seconda metà del XX secolo, è considerato il padre della poesia inglese indiana. La poesia è sia un tributo che un lamento nei confronti del popoloso ambiente urbano. Resi in modo autobiografico, i versi si riferiscono al vivere quotidiano a Mumbai, in India, dove nacque il poeta. Tuttavia, potrebbe riferirsi a qualsiasi centro urbano importante dell’India. Sebbene intitolato "isola", non descrive ciò che la maggior parte dei lettori potrebbe pensare, ossia un'isola tropicale. Invece, descrive le dure realtà della vita in una grande città. Mumbai, infatti, si trova su una penisola, non su un'isola. L"isola" dal titolo si riferisce all'isolamento che si prova, quando si cerca di guadagnarsi da vivere in una città affollata. La poesia inizia con un'opinione negativa di questa "isola": è "inadatta al canto e al senso". Quest'isola non è bella o rilassante per i sensi. Invece di lussureggianti fiori tropicali, germogliano "baraccopoli e grattacieli". Le città ospitano "draghi che dichiarano di essere umani", cioè cercano di intimidire le persone. È un luogo della solitudine e della confusione ("Sento echi distorti della mia voce ambigua"). Nonostante le sue critiche, il poeta menziona alcuni punti chiari. La città offre "brezze luminose e allettanti". Ciò potrebbe riferirsi alle opportunità di ricchezza, divertimento e interazione sociale offerte dalla vita cittadina. Dopo aver notato che non può lasciare la città dove è nato, il poeta afferma nell'ultima strofa che "una miriade di miracoli mi affretta a fare affari quotidiani". Una città è una meraviglia in molti modi e si trovano molte cose per occupare il proprio tempo. In "Island", Ezechiel presenta i vantaggi e gli svantaggi di uno stile di vita urbano. Nissim rappresenta anche la coscienza di un gruppo etnico ristretto, quello dell’ebraismo in India, che affonda le sue radici in epoca remota. Egli, il poeta, vede con un pensiero critico il mondo e la società indiana, rappresentando i suoi valori, le sue superstizioni e credenze, e il suo pensiero sociale.
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https://owlcation.com/humanities/Analysis-of-Poem-The-Night-of-the-Scorpion-by-Nissim-Ezekiel
https://www.enotes.com/homework-help/what-critical-analysis-poem-patriot-by-nissim-288589
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http://vijaypriya123.blogspot.com/2014/02/soap-by-nissim-ezekiel.html
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Fedeli, Il sapere letterario, Fratelli Ferraro
Lee Masters, Antologia di Spoon River, Einaudi
Zainul Aibedeen Kodi, Nissim Ezekiel: Night of the Scorpion, Poetry Reading 2011
A cura di Giuseppe Emanuele Volpe