L’appuntamento è presso l’Oratorio San Filippo Neri, in via Indipendenza, 4. La compagnia teatrale “I Seriòmici” presenta, infatti, tre serate all’insegna di musica, cultura e divertimento.
Con l’aiuto di Don Sergio Di Nanni il ricavato dei tre eventi sarà devoluto alla parrocchia San Giuseppe Artigiano per opere e servizi.
Si parte Lunedì 27 Settembre, alle ore 20.30, con “Amor Mortis”, una Commedia dell’Arte che segna il fil rouge che collega Pulcinella a Marietta. Si prosegue Mercoledì 29 Settembre con quattro regine della Black Music. Per concludere Sabato 9 Ottobre con la follia poetica di un mito quale Alda Merini.
L’attore Antonio Memeo e i suoi ospiti vi aspettano!
La street art di Daniele Geniale è sempre stata espressione di disagio nell’accezione più ottimistica del termine, è la vox populi che si incastona nei colori di un murales con la stessa vis di un decreto sociale, il ritorno di ragazzi emigrati e studenti fuorisede, il ripristino naturale di un quartiere cittadino relegato alla periferia delle coscienze, un San Valentino che, da portatore d’amore, diventa simbolo di incontrastata povertà.
Il guanto di sfida è così lanciato, lo Street Art District fungerà da stimolo al cambiamento strutturale di una parte della cittadinanza che necessita di pianificare collaborando, scegliendo il tema da rappresentare, un tema che si adatti perfettamente alle esigenze del quartiere, una zona da trasformare in branchia attiva e dinamica, un’operazione già riuscita in altri scorci d’Italia, la causa di bonifica che la XXIV Edizione del Festival Castel dei Mondi si prefigge di perorare, la riqualificazione emozionale in cui #SoggettiSmarriti potranno ritrovarsi dal 30/08/ al 06/09, ogni giorno, dalle ore 09.00 alle 19.30.
Si ringrazia Francesco Fisfola per l’impegno, la dedizione e la capacità di tessere relazioni culturali che hanno reso possibile, quest’anno più che mai, la realizzazione e l’organizzazione del Festival Castel dei Mondi
La XXIV Edizione del Festival Castel dei Mondi non poteva non rendere omaggio a Gianni Rodari, nel centenario della sua nascita. Curato da Giulia Solano, lo spettacolo “Favole al telefono” si avvale del supporto tecnico di Hyperborea che, con la collaborazione di Daniele Tarini e Ivan Ricotti, rivisita, attraverso audio letture, i racconti telefonici che lo scrittore italiano pubblicò con Einaudi nel 1962.
Unico vincitore del Premio Hans Christian Andersen, Gianni Rodari dà vita alla cosiddetta “grammatica della fantasia”, un modo sui generis di inventare storie a scopo didattico e pedagogico, una comunicazione diretta che, soprattutto nel periodo post-covid, diventa prodromica di insegnamenti a distanza, lezioni per crescere di animo e spirito, l’approccio da remoto a realtà fiabesche ispiratrici per grandi e piccini.
In ventisei fra lettori e attori introdurranno agli spettatori narrazioni oniriche, immagini suggestive con la colonna sonora della musica italiana degli Anni Cinquanta e Sessanta. «In principio la terra era tutta sbagliata…» diceva Rodari in “Storia Universale”, oggi a questo mondo si sta cercando di porre rimedio, sognando alla cornetta h24, dal 30/08 al 06/09, semplicemente collegandosi al sito http://www.rodarialtelefono.it
Si ringrazia Francesco Fisfola per l’impegno, la dedizione e la capacità di tessere relazioni culturali che hanno reso possibile, quest’anno più che mai, la realizzazione e l’organizzazione del Festival Castel dei Mondi
“Non c’è musica importante senza un grande film che la ispiri”, queste le parole di Ennio Morricone, vincitore del premio Oscar 2016 per le musiche del film di Tarantino “The hateful eight “
Classe 1928, classe, dignità, riservatezza e passione per la musica.
Maestro d’orchestra, compositore di una musica che arriva dritta al cuore.
Ha percorso con la sua musica i grandi passi del grande cinema “Per un pugno di dollari”, “Mission”, “C’era una volta in America“, “ Nuovo cinema paradiso”, “Malena” , “Metti una sera a cena”.
Famosi i suoi arrangiamenti dei successi di Gianni Morandi e di “Se telefonando “ di Mina.
Ho visto e rivisto tantissime volte il film di Tornatore ”Nuovo cinema Paradiso” , a cui sono emotivamente legata , ogni scena non sarebbe stata la stessa senza le sue musiche, profonde, commoventi, pregne d’amore e allo stesso tempo di malinconia.
Con tristezza scrivo questo pensiero, dispiaciuta per la perdita di un grande compositore, la cui musica ha scandito le lancette del nostro tempo e di un uomo dallo sguardo sereno e pacato, sempre distinto nelle sue manifestazioni, grato alla moglie, ai figli e ai nipoti che l’hanno seguito in una vita intera.
La musica è una delle sette arti e sono certa che Morricone abbia saputo dirigere con la “bacchetta“ da maestro i tempi di un cinema bellissimo.
Spero che ora sia arrivato lassù, leggero in un cielo sconfinato e che si sia seduto a riascoltare le sue note sorridendo delle sue meravigliose composizioni.
Addio grande maestro Morricone.
Una breve chiacchierata, o forse qualcosa in più, un viaggio inaspettato nell’animo sensibile del Regista Valerio Manisi. “Viva la Vita”: il cortometraggio nel quale l’indiscussa protagonista è la vita con le sue tante sfaccettature a colori. “Io disegno anche, e soprattutto, su fogli vecchi. Spesso sporchi e imbrattati. Perché è da questi che può ripartire benissimo una nuova storia”. Valerio Manisi
Alvaro Vitali, protagonista del tuo cortometraggio “Vivi La vita” e dal volto dolcemente segnato dallo scorrere del tempo. Un anziano chiamato a guardare allo specchio le immagini dei suoi ricordi, scorgendo qualche rimpianto. Come nasce l’idea di porre attenzione sulla quotidianità di un anziano, provando a raccontarne luci e ombre?
Il mio obiettivo, sinceramente, non è stato quello di focalizzare l’attenzioni su “luci ed ombre di un anziano”. Bensì, quello di portare l’attenzione di ognuno sull’importanza del “tempo che passa”. A non sottovalutarlo e a non sprecarlo con futilità. Ovviamente ho pensato che questo lo si poteva raccontare in modo più efficace con un uomo dalla “vita vissuta”, come in questo caso lo è il protagonista del mio film, interpretato da Alvaro Vitali. Ma le esperienze e le riflessioni possono essere ben realizzate anche dai giovani. Non è un film che parla esclusivamente agli anzianità. Parla a tutti coloro che vivono senza vivere veramente.
Un uomo fragile che traina la sua bicicletta senza mai salirci. La fragilità potrebbe essere il vero collante per unire oltre i distanziamenti imposti?
Può essere anche l’opposto. La fragilità di ognuno può rappresentare, certo, la paura di riallacciare storie e relazioni; di esprimere i propri pensieri o le proprie opinioni. Ma, dall’altro lato, può essere, positivamente, consapevolezza e opportunità. Ed essendo tale, si può ben intendere che solo con l’aiuto di chi non è fragile, si può affrontare tutto. Nonostante i distanziamenti imposti. Non c’è nulla di più importante e coraggioso, a parer mio, che chiedere aiuto nel momento del bisogno. Nonostante tutto. Per quanto riguarda Alvaro, visto come reagisce e rivive vicende passate che incontra durante il film, è tutt’altro che fragile. Anzi! Si arma di coraggio e segue la sua memoria di bambino. Forse, addirittura, ci consiglia di affrontarle le fragilità. Subito! Per non pentirsene poi dopo.
Tanti anziani, considerati numeri in tanti bollettini ufficiali, ci raccontano le abitudini di un tempo lontano. Cosa ti ha spinto nel voler accendere i riflettori sulle nostre virtuose radici umane?
Sicuramente questa domanda va oltre “Vivi la vita”. Rispondo quindi, in riferimento a tutto il mio lavoro sulla tradizione, sulla riscoperta e la riproposta popolare, che la “spinta” è stata quasi dovuta, oltre che spontanea. Non si può andare verso l’incertezza del futuro, senza rispettare la certezza del passato. Questo vale per tutto. Per quanto riguarda me, è stata una naturale attrazione. La tradizione, e la testimonianza storica, l’ho voluta conoscere, in dettaglio, morbosamente; capire, comunicarla a chi la ignora, o male la interpreta, e , nel caso della musica, contaminarla in modo innovativo e metterla al pari con il presente, con tematiche, vizi e virtù, dei giorni nostri. “Sciamu” ne è la testimonianza.
Volti naturali non artefatti. Chi, o cosa, ti ha portato a coltivare quella sensibilità capace di permetterti di entrare e raccontare la profondità di alcuni esseri umani?
Una vita passata al fianco dei miei quattro nonni e una bisnonna, sicuramente! Al fianco del mio nonno materno in particolar modo. Che mi ha insegnato a suonare e ad amare la musica tradizionale grazie ad una fisarmonica. E poi l’attrazione che provo per tutto ciò che ha da raccontare una storia. Io disegno anche, e soprattutto, su fogli vecchi. Spesso sporchi e imbrattati. Perché è da questi che può ripartire benissimo una nuova storia. E metterci la capacità di raggiungere, con il tuo estro e talento, dei risultati altrettanto interessanti. La pulizia è innocenza, come il volto di una bambina o un bambino. Io preferisco studiare e prendere spunto dalla complessità, da ogni essenza dall’esperienza, buona o cattiva che sia. L’innocenza, e la semplicità, drammaturgicamente, non m’interessa. Sarà per questo che sono meticoloso e fastidioso quando devo raggiungere quello che mi sono prefissato. Perché i dettagli restituiscono interesse e “profondità”, anche quelli più semplici.
Ti regalo una scatola di colori quale tra questi ti rappresenta maggiormente?
I colori freddi sono quelli che mi rappresentano maggiormente. Compreso il nero. E non solo perché prediligo il freddo e l’inverno. Mi è sempre piaciuto il verde, quello bluastro; e quel grigio scuro/azzurrognolo del cielo nuvoloso che si contrappone al bianco della neve. Poi amo il rosso scuro del sipario, e tutti quei colori che generano ombre. Le affascinanti ombre del teatro, che amo più di ogni altra cosa.
“Se c’è l’ispirazione, l’artista può fare a meno di molte cose per creare la sua opera, ma portare al mondo nuovi occhi è un’altra storia”
Per questo ci siamo uniti in un gruppo di artisti liberi, da emergenti a veterani, tutti insieme, con una semplicità non lasciata al caso. Ognuno con il suo percorso di sviluppo personale, con la sua visione di vita, ma uniti nella pacifica ribellione di manifestare contro la mancanza di spazi espositivi, senza limiti di tecnica, stile ed espressione linguistica, ma con un progetto che promuova l’arte contemporanea.
Vi aspettiamo dall’11 al 19 gennaio presso la Chiesa Sant’Antonio di Barletta.