La riqualificazione artistica del quartier San Valentino

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La street art di Daniele Geniale è sempre stata espressione di disagio nell’accezione più ottimistica del termine, è la vox populi che si incastona nei colori di un murales con la stessa vis di un decreto sociale, il ritorno di ragazzi emigrati e studenti fuorisede, il ripristino naturale di un quartiere cittadino relegato alla periferia delle coscienze, un San Valentino che, da portatore d’amore, diventa simbolo di incontrastata povertà.

Il guanto di sfida è così lanciato, lo Street Art District fungerà da stimolo al cambiamento strutturale di una parte della cittadinanza che necessita di pianificare collaborando, scegliendo il tema da rappresentare, un tema che si adatti perfettamente alle esigenze del quartiere, una zona da trasformare in branchia attiva e dinamica, un’operazione già riuscita in altri scorci d’Italia, la causa di bonifica che la XXIV Edizione del Festival Castel dei Mondi si prefigge di perorare, la riqualificazione emozionale in cui #SoggettiSmarriti  potranno ritrovarsi dal 30/08/ al 06/09, ogni giorno, dalle ore 09.00 alle 19.30.

Si ringrazia Francesco Fisfola per l’impegno, la dedizione e la capacità di tessere relazioni culturali che hanno reso possibile, quest’anno più che mai, la realizzazione e l’organizzazione del Festival Castel dei Mondi


a cura del Direttore, Miky Di Corato

Sognare “a distanza” con Gianni Rodari

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La XXIV Edizione del Festival Castel dei Mondi non poteva non rendere omaggio a Gianni Rodari, nel centenario della sua nascita. Curato da Giulia Solano, lo spettacolo “Favole al telefono” si avvale del supporto tecnico di Hyperborea che, con la collaborazione di Daniele Tarini e Ivan Ricotti, rivisita, attraverso audio letture, i racconti telefonici che lo scrittore italiano pubblicò con Einaudi nel 1962.

Unico vincitore del Premio Hans Christian Andersen, Gianni Rodari dà vita alla cosiddetta “grammatica della fantasia”, un modo sui generis di inventare storie a scopo didattico e pedagogico, una comunicazione diretta che, soprattutto nel periodo post-covid, diventa prodromica di insegnamenti a distanza, lezioni per crescere di animo e spirito, l’approccio da remoto a realtà fiabesche ispiratrici per grandi e piccini.

In ventisei fra lettori e attori introdurranno agli spettatori narrazioni oniriche, immagini suggestive con la colonna sonora della musica italiana degli Anni Cinquanta e Sessanta.  «In principio la terra era tutta sbagliata…» diceva Rodari in “Storia Universale”, oggi a questo mondo si sta cercando di porre rimedio, sognando alla cornetta h24, dal 30/08 al 06/09, semplicemente collegandosi al sito http://www.rodarialtelefono.it

Si ringrazia Francesco Fisfola per l’impegno, la dedizione e la capacità di tessere relazioni culturali che hanno reso possibile, quest’anno più che mai, la realizzazione e l’organizzazione del Festival Castel dei Mondi


a cura del Direttore, Miky Di Corato

IL SEGRETO DELLE TRE FONTANE – 1° PARTE

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Bruno Cornacchiola era un fervente militante nelle sette protestanti che in quell’epoca e non solo erano avversi alla fede della Chiesa cattolica e criticavano fortemente i suoi dogmi, dall’Eucarestia all’Immacolata concezione, anzi non dando importanza alla figura di Maria, fondamentale nel Vangelo e nella fede della Chiesa cattolica. Era il 12 settembre del 1979 di sabato, quando Bruno Cornacchiola si recò con i suoi tre figli alle Tre fontane, dove secondo la tradizione fu decapitato san Paolo, e la sua testa fece tre balzi, da cui nacquero tre sorgenti. Ed ecco che all’improvviso i tre bambini si inginocchiarono davanti all’estremità di una grotta, esclamando: “Bella signora!”, ciò fece stizzire Bruno, che pensava che fosse uno scherzo, ma quando si avvicinò si trovò davanti alla Santa Vergine che disse testuali parole: “Sono colei che sono nella Trinità”, che prenderemo in considerazione. “Sono colei che sono”, sappiamo certamente che Maria è l’Immacolata Concezione, dogma proclamato nel 1854 dal papa Pio XI nella sua bolla papale Innefabilis Deus. Essa nella tradizione è collegato al culto delle apparizione di Lourdes, dove la Vergine si rivelò con questo nome. Ella fu preservata dal peccato originale, in vista del concepimento del Salvatore. Ne troviamo testimonianza secondo la tradizione biblica in quello che viene chiamato Protovangelo della salvezza nel libro della Genesi 3,15 “Inimicizia porrò tra te e la donna tra la tua stirpe e la sua stirpe ti schiaccerà la testa e tu le insedierai il calcagno”. Ma tornando al titolo divino solo Dio può pronunciare con potenza il termine Jawè “Io sono”, che nella lingua ebraica è rappresentata dal tetragramma sacro YHWH, impronunciabile non solo per riverenza, ma anche a livello fonetico, per questo gli ebrei quando lo incontravano preferivano leggere Adonai “Signore”, ciò ha portato a una lettura errata del tetragramma, quando i testimoni di Geova lessero Jeova. Troviamo testimonianza del tetragramma sacro nel libro dell’Esodo, quando Dio attraverso il roveto ardente si rivela a Mosè, chiedendogli il nome:”E Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono”, e disse, “così dirai Io sono mi ha mandato a voi”(Esodo 3, 14), e nel Getsemani Gesù si rivela in tutta la sua potenza, facendo tramortire a terra le guardie dei farisei che erano venuti a prenderlo, pronunciando l’ IO SONO di Dio, “Chi cercate?” e quelli risposero: “Gesù il Nazareno!” e Gesù disse: “IO SONO”(Gv 18,5). Quindi, si può tranquillamente affermare che Maria appartiene alla Trinità divina, ma non solo essa rappresenta la parte femminile di Dio, che in quanto padre e madre allo stesso genera e crea come creatore, come affermò nell’Angelus del 10 settembre del 1978 papa Giovanni Paolo I: “Noi siamo oggetto, da parte di Dio, di un amore intramontabile, Dio è Papà e più ancora Madre.”, espressione che trova conferma e attestazione nelle Sacre Scritture, soprattutto nell’Antico Testamento. Maria è emanazione di questa divinità materna, si può dire che ella rappresenta Dio nel suo lato materno, ciò non si vuole affermare che Ella rappresenti la quarta persona della Trinità, ma si può affermare che Dio in Spirito Santo fu concepita nel seno di Anna, perché era impensabile che una creatura che non fosse emanazione di Dio generasse Dio stesso, il Figlio. In un mio componimento poetico dedicato “MARIA CREATURA DIVINA” ho messo in bocca a Maria queste parole, che possono essere di eresia, ma non lo sono affatto, considerando che il Trionfo del Cuore Immacolato consisterà proprio nel riconoscere che Maria è la divina maternità in Cristo” O Vita, O Vita dell’uomo, essere, sublime creatura nel pensiero del Padre, ma con volere di Madre ti ho generato…. Non vivevo più per me stessa, forse non lo fui mai, ma ero in IO SONO e IO SONO era in me, fin dal principio. Quale grande mistero! Il mondo lo contempli! Madre e Padre nel divin Essere. Chi vede Maria vede la parte femminile di Dio, la sua dolce maternità, chi vede Gesù come dirà Egli stesso “vede il Padre”.


A cura di Giuseppe Emanuele Volpe

IL MONDO COME UN CLAMOROSO ERRORE

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Non riesci proprio a dormire questa notte, sintomo evidente che la senescenza galoppa con la criniera dispiegata al vento. Alla fine ti decidi a raggiungere lo studio. Scorri titoli di libri, indeciso sulla scelta. Infine, l’occhio cade su “Il mondo come un clamoroso errore” di Paolo Polvani, il poeta-bancario che una ventina di anni fa accolse con piacere l’invito a farsi intervistare dai tuoi alunni. Un volumetto minuscolo. Appena 44 pagine, in ognuna delle quali una poesia galleggia nella bonaccia di candido mare.

Leggi…

“Buon giorno”. Dedicata ad Aziz, l’ingegnere che fa il lavavetri ad un incrocio stradale. Al suo “viso in bilico tra il sorriso e la disperazione” neanche un buon giorno viene concesso. Una gentilezza! Che susciterebbe un ampio sorriso e di converso genererebbe salute, naturale, in chi la elargisse.

“Milano nella metro”. Ognuno, disdegnando di tuffarsi fiducioso nello sguardo dei vicini, si rannicchia cupamente nel suo minuscolo io. A due passi splendono le melagrane nelle pupille delle ragazze e campi di melanzane illeggiadriscono i paesaggi di anziane casalinghe. Panorami incantevoli, che competono a pieno titolo con incomparabili bellezze paesaggistiche. Basta sapere e volerli scrutare!

“Amicizia”. Paolo ed Ass si chiamano per nome. Si frequentano, il bianco ed il nero. Solidarizzano.  Nel Senegal amicizia vuol dire sopravvivere. In molte parti del mondo, civile, praticandosi l’esclusione, la rete sociale si sfilaccia ed i brandelli rendono precario il senso e la qualità dell’esistenza.

“La parola Sole”. Un uomo ucciso in Siria. Poveri indumenti, posa scomposta, sangue.  Il telegiornale lo riprende con una rapida, distratta carrellata. Poi, visi paffuti, sguardi e merci ammiccanti. Spontanea la domanda: “Quante volte il malcapitato avrà detto le parole… sole, acqua, amore?

“La fila”. In attesa alla posta, in piedi. Una sconosciuta e misteriosa nuvola di identità. Chi sfoggia dentiere scintillanti, chi mostra gengive indurite, chi ha il figlio morto nel cantiere per arginare la povertà. Chi ha dovuto legare la moglie affetta da Alzheimer per riscuotere la misera pensione!

“Il crollo”. In chiesa tutti hanno da commentare il tragico evento. Che bravi! Ma perché i morti non se ne stanno zitti, invece, di continuare a farfugliare? I defunti, quelli veri, vogliono riposare in pace. Di gesti falsi ne hanno visti tanti e di parole ipocrite ne hanno sentite troppe quando tra mille difficoltà si trascinavano stancamente.

“Natale”. Mihaela, badante rumena. Sorride alla signora anziana, affetta da senilità precoce, che le rinfaccia continuamente la sua nazionalità. La cultura della solidarietà e la pazienza non hanno patria, né hanno bisogno di aver frequentato l’università.

“Complanare”. Uno stuolo di donne giovani, allegre, vocianti sulla complanare della 16 bis. Discinte, nonostante il freddo. Stridio di freni, vetture che sfrecciano indifferenti, colate a cuor leggero di fango. Chi nel proprio cuore coltiva il sentimento della dignità, non riesce a rimanere indifferente.  “Il mondo è proprio un clamoroso errore!”

Il conformismo del vivere, a una dimensione. Disumana. Alienante. La realtà? Poliedrica! Il poeta, l’artista, il vate, traboccante di talento e sensibilità, ascolta flebili voci, vede sfaccettature che sfuggono agli sguardi frettolosi. Evocandole, fornisce diottrie, riscalda cuori algidi, induce menti assopite a svegliarsi.

Fiotti di ptialina affluiscono nel tuo palato, compiacente. Urge assaporare l’intera produzione poetica dell’umile amico. Le palpebre, però, ti invitano per il momento a riprender sonno. Le immagini poetiche, in compenso, non  dandoti tregua, si ripresenteranno, anche più vivide, nell’aura dei sogni.

Grazie, Paolo, di esistere.


a cura di Domenico Dalba

L’uomo con le ali

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L’uomo con le ali non fa domande ma è sempre lì pronto, sulla sediolina di legno posizionata ben lontana da spazi stretti, ad ascoltare le risposte. Le risposte portate dai viaggi, organizzati e non, delle persone a lui vicine. Lui conosce bene il verbo viaggiare: non si è mai limitato a compiere viaggi convenzionali…..ha sempre preferito viaggiare nelle anime, lì nel profondo imperscrutabile dove ha sfoderato sempre dolcezza. E la dolcezza non è portata solo dalle mani, ma dal tono di voce; dal movimento degli occhi. L’uomo con le ali e le sue carezze che come rondini, contaminano con un po’ d’amore queste strade troppo grigie: l’amore, proprio lui la culla dove continua a sognare Miky.


A cura di Giuseppe Leonetti

Il lato profondo delle parole

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Una breve chiacchierata con lo scrittore Gianrico Carofiglio avvenuta nella suggestiva location, immersa nel cuore della Murgia, di Lama di Luna.

Aggiungere e sottrarre: due verbi dal significato contrapposto. Nella cultura moderna vi è una naturale propensione nell’applicare il primo dei due verbi, ignorando il secondo. Perché, negli esseri umani, è insita, da un lato, la paura di sottrarre e, dall’altro, la tendenza ad accumulare il più possibile, anche il superfluo, allontanandoci dall’essenziale?

L’accumulo, sia materiale sia spirituale, credo dipenda dalla paura. Di varie cose, fra cui la solitudine e la morte. L’antidoto però è nella leggerezza, non nel caricare la propria imbarcazione di ogni sorta di cianfrusaglie, materiali e spirituali.

Il racconto, attraverso i libri, di storie umane. I libri possono, in qualche modo, alleviare il senso di solitudine che aleggia nell’animo di tanti? Qual è il suo rapporto con la solitudine?

Credo di sì. Almeno per me è stato ed è così. Leggere allevia, a volte fa sparire la solitudine. Io ho un rapporto altalenante con la solitudine. A volte mi piace, mi ci accomodo come in una casa familiare e confortantevole. Altre volte sento il bisogno di sfuggirla. Credo di non essere molto diverso da tutti gli altri, in questo.

Qual è, se esiste, un accadimento della sua vita che tante volte ha provato a raccontare, attraverso la sua penna, senza riuscirci per le troppe emozioni in gioco?

Esiste sicuramente. Anzi: esistono. Per conoscerli però occorrerà aspettare che io sia capace di raccontarli nei miei libri.

Uno scrittore e la curiosità di scoprire le tante sfaccettature umane. Come era Gianrico da bambino?

Goffo, sempre distratto, in preda a ogni sorta di fantasticherie. A dire il vero la situazione non è troppo cambiata oggi, nella sostanza.

Le regalo una scatola di colori, quale tra questi oggi la rappresenta maggiormente?

L’indaco.


Di Giuseppe Leonetti

Il Molise (R)esiste

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Sentivo nell’aria la fragranza tipica delle zucche intagliate ospitanti candele scioglienti infuocate dal desiderio pagano quando apparve a me. All’inizio, la guardai intensamente negli occhi con diffidenza austera per esaminarle la parvenza, come si addice alla tradizione. In seguito, dopo aver sussultato compostamente per il brio, distolsi lo sguardo dai medesimi, poiché avevo già captato quella lucentezza tenebrosa ammaliatrice che mi manda letteralmente in brodo di giuggiole perché sono sicuro mi incornici. A questo si aggiunga che le tenebre per me hanno un fascino singolare: rappresentano il vostro strepitoso Burj Khalifa, la crociera sul Mediterraneo, la vacanza alle Azzorre, il volo intercontinentale in First Class. E poi, al Colosseo preferisco il Tufello, alla Galleria Umberto I il Rione Sanità, al Duomo la Barona, alla Basilica di San Petronio la Bolognina. Oltre a questi presupposti in combutta con le sue caratteristiche spiccate, quelle che ero riuscito a rinvenire dopo un’analisi capillare, potevo asserire con un filo di voce che avrebbe potuto allinearsi ai miei canoni sciroccati con un pizzico di approfondimento spavaldo in più. Sì, quella castagnola intoccata avrebbe allungato la lista dei luoghi sconsigliati da cui è meglio tenersi alla larga per non avere grane e questo, mi provocava fremiti eccezionali. Lei non era affatto bella da morire, piuttosto era bella da vivere, da guastare in tutte le sue salse, da osservare da ogni angolatura per apprezzare ogni sua sfumatura, incluse quelle recondite che mi avevano ingravidato. Il mondo le stava stretto perché lei sentiva di essere l’universo che contiene materia, energia, pianeti e stelle…Ero il suo corpo celeste preferito, e lei, l’unica a riuscire a detenermi nonostante la pioggia di meteoriti che avevano messo a repentaglio quel sodalizio galattico. Eravamo fusi, in tutti i sensi, ma non abbastanza da non riuscire a splendere…


Di Lorenzo Sinesi

RIMETTERSI IN TESTO

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In passato aveva avuto persone con le quali trascorrere momenti insieme all’ombra della faciloneria strabordante che però, non era riuscita in alcun modo ad attecchire sul manto stradale di quella stoffa, non trovando partecipazione entusiastica. La sua densità non era affatto cospicua, eppure creava scompiglio, dissapori, divisioni, così realizzò finalmente la sua dimensione, ciò che gli occhi cuciti percepivano di quel gioco da tavolo intricato e mutilato. In pratica si accorse tempestivamente di avere lo stesso rilievo di una bestemmia sonora pronunciata all’interno di un edificio consacrato nel bel mezzo di un rito cattolico che riecheggia prepotentemente e atterrisce, il che non lo rattristava nemmeno un po’, tutt’altro; gli forniva ausilio per meditare. Non gli serviva la lobotomia per condurre una vita appagante sotto quel profilo relativamente influente. Peraltro, non aveva come priorità assoluta il bisogno di moltiplicare la caterva di voragini lasciate impunemente dai ripetuti attacchi delle contraeree perché tanto quel compito era già stato assegnato alla competente vita: Era lei a detenere la delega e nessuno poteva revocargliela o scopiazzatura. Aveva realizzato che nella vita sarebbe stato di pochi ma quei pochi, lo avrebbero allontanato da tutta quella desolazione funesta, da tutta quella distesa di corpi martoriati che guardava con ribrezzo ed orgoglio, poiché in fin fine sapeva di valere qualcosa, di avere un’identità inviolabile meritevole di altre destinazioni, più floride, altrimenti non avrebbe mai deciso scientemente di uscire da quel pantano fetido; piuttosto avrebbe cominciato a sguazzare traendone piacere…Insomma, non è di facile gestione, interpretazione, visto che ha catturato l’oceano con il retino e adesso fatica a contenerlo. E poi non è comune, piuttosto è metropoli. Non ambisce alla corrente; a lui piacciono le rapide. In sintesi, rappresenta un luna park gremito di attrazioni fenomenali di ogni fatta che potrebbero creare dipendenza e depauperare in quattro e quattr’otto se a queste non riesci ad approcciarti con giudizio e parsimonia per attitudine o per ingenuità. È un campo incontaminato in stato di abbandono che versa in condizioni pietose, perciò è pericoloso avventurarsi al suo interno…Non si piace, d’altronde a nessuno piace la tristezza, però ha imparato a volerle bene, stringendo un legame che appare indissolubile, dopo tutti i momenti trascorsi insieme…


Di Lorenzo Sinesi

MANICHINO

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Avevo distrattamente preso posto in una delle sedute offerte dalla panca smaltata piantata nella sala viaggiatori quando scorgevo una figura verosimilmente umana aggirarsi nei pressi della biglietteria ubicata in stazione, antistante alla sala d’aspetto, con fare assai circospetto. Costui era un uomo raffermo, brevilineo; aveva la pelle grinzosa e lasciava trapelare l’aria svagata tipica di chi non ha la benché minima idea di come montare un mobile dell’Ikea leggendo le istruzioni scritte in giapponese sull’ardesia. L’uomo indossava un cappellino da hipster (Stridente, specie per soggetto obsoleto) con visiera e una polo disciplinata di colore blu, spento ormai dalle numerose battaglie consumate in lavatrice contro avversari temibilissimi che dovevano averla messa a dura prova depredandola. Nella parte bassa aveva un regolare pantalone chiaro che non lesinava modernità. Non aveva accessori, se non il volto smarrito di chi con le terga incollate sul sedile al latte, nota con sgomento di essere stato vittima di inosservanza, quindi, altro non può fare se non gettarsi nello sconforto brandendo lo scheletro bersagliato dalle imprecazioni, in attesa di possibili miracoli dell’ultima ora.  Costui sebbene perplesso pareva calmo come Sgarbi senza la Mussolini, sennonché aveva rivolto d’improvviso il suo sguardo che fino a quel momento lusingava il monitor delle partenze nella mia direzione, farfugliando qualcosa che aveva a che fare con le corse e i mezzi di trasporto (Evidentemente gli avevo evocato la Mussolini). Così, con tutta la compassione di cui un misantropo può disporre, mi tolgo gli auricolari cercando di interpretare la richiesta d’aiuto del disturbatore col chiaro intento di essere conciso ed esaustivo, perché mai avrei voluto che quel fuori programma si protraesse a lungo o men che meno che si dovesse rinnovare a causa di equivoci che avrei potuto ingenerare. La strategia funziona, infatti mi consolava constatare che il tentativo fosse andato a segno dopo aver visto l’individuo seguire le indicazioni con meticolosità disinvolta, il che mi lasciava ben sperare per la mia sanità precaria. Doveva essere un uomo semplice, con ristrette possibilità, in virtù di alcuni fattori espliciti che non puoi equivocare quando giochi nella stessa squadra di cui conosci le debolezze. Basta poco, per vedere tanto…


Di Lorenzo Sinesi

Amori e Malafede nella Montegrosso Rinascimentale

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Si chiama  ”Almanacco del giorno prima. Storie di amori, fede e malaffare”, l’evento organizzato a Palazzo Ducale Belgioioso di Montegrosso, in collaborazione con l’associazione culturale “La Piscara”, da Nicola Miracapillo e Gianfranca Ricciardelli, in programma sabato 27 aprile, dalle ore 21, con la mostra fotografica dello stesso Nicola Miracapillo, Vincenzo Mansella, Vincenzo Sgaramella e Valentina Zingaro, e domenica 28 aprile, alle ore 19.30 e alle ore 21.

La serata del 28 aprile, in particolare, viaggerà nei ricordi del borgo feudale attraverso la performance pittorica di Vincenzo Sgaramella, che dipingerà live i tratti paesaggistici pugliesi, e le evoluzioni danzerine di Valentina Tattolo e Michelangelo Memeo. Il plot dello spettacolo sarà incentrato sulle letture drammatizzate di Antonio Memeo riguardanti la storia d’amore tra Fabrizio II Carafa e Maria D’Avalos.

Lo struggimento d’amore (sia esso verso una persona, un luogo o un’ideologia) sembra influire sulla vena creativa di un artista in una pièce, sui generis, ambientata nel Rinascimento, epoca, fra le altre cose, di briganti e camorra, anche nelle nostre zone.

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Valori andati persi e altri, invece, arrivati fino ai giorni nostri, immuni da un’attualità sempre più presuntuosa ed egoista, una realtà raccontata anche da monache, in un contrasto di laica sacralità eretto per abbattere i muri dell’indifferenza verso lo straniero, il diverso, il rifugiato, nuances sociologiche a cui la Ricciardelli ha sempre tenuto fede nei suoi quadri.

Dopo le due rappresentazioni della domenica, dicevamo una alle 19.30 e l’altra alle 21, seguirà un rinfresco.


A cura del Direttore, Miky Di Corato