Una premiere sui generis, uno spettacolo unico in un clima surreale, una proiezione che, al momento, non ammette repliche. Trent’anni dopo Gaza ritrova il suo grande schermo, un lungometraggio che ha intrattenuto le trecento persone accorse al “Samer Cinema” per assistere al film “Dieci anni di blocco”.
Era dall’epoca della prima Intifada, infatti, che una pellicola non venisse presentata al pubblico della Striscia e, quando pochi giorni fa, Hamas ha concesso il permesso di aprire i botteghini, la produzione si è impegnata nella promessa di separare, all’interno del locale, gli uomini dalle donne. Il film, che racconta le vicende di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, è stato presentato dal regista Alaa Al-aloul con la volontà di restituire barlumi di Settima Arte ad un territorio martoriato da crimini di guerra, un posto da santificare attraverso l’amore per la cultura ed una panoramica più dettagliata sul mondo, una visione a 360 gradi che favorisca confronti politici e soluzioni pacifiche.
Il “Samer Cinema” come luogo di ritrovo, epicentro di appartenenza nei terremoti intestini e fratricidi di combattenti inermi, padri manifestanti che, il 1977, hanno distrutto una struttura fucina di solidale partecipazione, defenestrando valori comuni in favore di interessi unilateralmente colonialistici.
Oggi, Gaza ritrova il suo volto, una faccia corrucciata, segnata da rughe e solchi di indifferenza, uno sguardo di assetata curiosità e affamata speranza, una tragedia che vuole diventare commedia a lieto fine, con attori che recitino senza più alcuna maschera, quella preferiscono utilizzarla per strappare i biglietti…
di Michele Di Corato