La data scelta è a discrezione dei singoli Stati, ma dal 23 al 26 maggio 2019 il futuro dell’Unione Europea è appesa al filo di un consenso elettorale senza precedenti, un endorsement i cui effetti potrebbero condizionare le sorti comunitarie, per i prossimi cinque anni, nell’humus culturale delle nuove generazioni.
Le derive nazionalistiche e populistiche del nostro governo riflesse, seppur in misura minore, in Gran Bretagna, trovano, invece, grande appoggio all’interno del gruppo Visegrad, quello cioè composto da Polonia, Repubblica Cieca, Slovacchia, e, soprattutto, dall’Ungheria di Orban. Le conseguenze sarebbero, effettivamente, devastanti, e il rischio di chiuderci a riccio rispetto all’apertura di confini portuali, mentali e strutturali va scongiurato prima che arrivi il peggio.
Perciò, domenica 26 maggio (pare essere questo il d-day italiano) saremo chiamati alle urne per eleggere, insieme agli altri concittadini europei, i nuovi 705 membri del Parlamento, attualmente presieduto da Antonio Tajani, che vedrà modificata e rinnovata la propria direzione almeno fino al 2024.
L’importanza delle cosiddette ”Europee” è certificata dalle tante questioni da risolvere: dalla Brexit al commercio internazionale, dalla sicurezza alla crescita economica, dal cambiamento climatico alla protezione dei consumatori. Tutti nodi che i 76 parlamentari italiani incaricati dovranno cercare di sciogliere sul tavolo delle contrattazioni diplomatiche.
Per quanto riguarda la modalità di voto, nel nostro Paese vige un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 4%. Solo dietro richiesta formale, anche i cittadini di altri paesi europei potranno esprimere la propria preferenza per un massimo di tre candidati nella lista scelta, scheda che, però, verrebbe annullata se i suddetti candidati non fossero di sesso diverso.
Quanto accadrà con la possibile Brexit, con l’uscita cioè dell’Inghilterra dalle logiche europeistiche, consentirà al Parlamento di ridurre i suoi attuali 751 membri portandoli, come precedentemente riferito, a quota 705. Seguendo il tema caldo del referendum diretto, ricordiamo, infatti, che il Parlamento Europeo è, dal 1979, l’unica Istituzione eletta direttamente dai cittadini ed esercita funzione legislativa in collaborazione con il Consiglio dei Ministri dell’Unione. Ha, inoltre, potere decisionale sul bilancio dell’UE e vigila sull’operato della Commissione Europea, mettendo insieme le idee dei Parlamenti degli Stati membri.
Per essere giuridicamente riconosciuto, un gruppo parlamentare deve eleggere almeno 25 deputati in un quarto degli Stati. I due maggiori rivali sono il Partito Popolare Europeo (PPE), di centrodestra, e l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), di centrosinistra, l’unica alternativa possibile, quest’ultima, per risorgere dalle ceneri razziali e ritrovarci, tutti insieme, in tutta Europa, di nuovo comunità, di nuovo umani.
A cura del Direttore, Miky Di Corato